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Torino - 25^ Turin Marathon

Turin marathon: Due gambe di rovere antico

Maratona - Torino - 25^ Turin Marathon

Torino_Turin_marathon_2011_CalderoneMi sveglio dopo una notte tranquilla. Non c'è nessuna tensione perché ho rinunciato a tutti i miei possibili obiettivi. Sto comunque attento a tutto il rituale pre-maratona, dalla colazione all'abbigliamento, dal pettorale agli integratori, e, prima di uscire da casa, do uno sguardo nostalgico all'agenda della corsa: Assemini, 12 novembre 1995, 16 anni e 1 giorno fa l'esordio in maratona. Malinconicamente guardo i lavori che mi avevano portato a quel 2h27'09". Da fine settembre non sono più riuscito a seguire un programma di allenamenti che mi portasse a questo appuntamento con una preparazione decente e con un minimo di sicurezza su cosa potermi aspettare. La febbriciattola della settimana scorsa ha cancellato poi le residue aspettative e anche la frustrazione. Non posso che essere sereno, non ho niente da chiedere alla gara e sono certo di non potere mantenere la media dei 3'30", né rimanere nelle 2h30' finali, limite fino ad ora sempre rispettato. Chiudo l'agenda, prendo il borsone, e con Angela andiamo alla partenza.

Breve giro tra gli stand, uno sguardo al traguardo. E' qui a pochi passi... ma è distante ancora 42 km.

Comincio a riscaldarmi, da solo e a ritmo blando. Saluto Silvio Bertone e Giuseppe Veletti, e tra le pause per andare in bagno e svestirmi, alla fine corro poco, ma va bene così, tanto partirò lentamente, sui 3'35"/3'40".

La giornata sembra perfetta per correre. L'aria è ancora fredda, ma c'è il sole. Sicuramente tra poco la temperatura salirà di qualche grado senza superare gli 11/12° C: condizioni ideali.

Sulla linea di partenza incontro anche Franco Fonnesu, venuto da Milano, e Adelina che correrà accompagnata da Saverio. Siamo quasi pronti, e all'ultimo momento decido di togliere anche la maglia, restando solo con la canottiera e i guanti.

"Salvatore, cosa fai, parti a 3'30?", Alessandro Giannone chiede le mie intenzioni. La troppa fatica del campionato italiano di maratonina del mese scorso a Cremona (1h09'54") e i test di Avigliana (1h15'00") o alla Folle del Ruffini di domenica scorsa, corsi sui 3'30", mi hanno lasciato con la certezza di non avere margini per tenere questo ritmo per 42 km. "No, non credo di farcela, vorrei partire più lentamente".

Partiamo senza traumi. Le uniche ansie sono per il pavé e i binari del tram di via Po, e per i sorpassi delle carrozzine dei disabili rallentati dal fondo stradale e dalla marea umana che presto li avvolge.

Mi assesto insieme ad Alessandro che dopo un chilometro ha solo un paio di metri di vantaggio. Non volevo esagerare, ma sembra il ritmo giusto. Il primo mille è stato veloce, adesso abbiamo corso altri tre chilometri costanti a 3'31".

"Prendiamo quei due?" Davanti a noi c'è un ragazzo con il completino giallo-blu distante una quindicina di metri, e più o meno alla stessa distanza davanti a lui ce n'è un altro. Alessandro vorrebbe raggiungerli, ma non mi sembra il caso di cominciare a forzare il ritmo o a lottare per le posizioni. "Lascia perdere, stiamo andando così bene". "Era solo per far gruppo...". Lo lascio alla sua delusione per la mia mancata collaborazione, ma siamo in due, siamo già un gruppo, e per la prima volta negli ultimi due mesi provo finalmente le sensazioni che, invano, avevo cercato in allenamento: una corsa aerobica, senza bisogno di cercare la spinta; vado avanti con estrema naturalezza, senza alcuno sforzo apparente. Sono partito più forte di come pensavo di poter fare, ma con queste sensazioni non mi sento di impormi un ritmo più lento. Spero di non commettere l'errore classico del maratoneta sprovveduto che sottovaluta il ritmo dei primi chilometri, ma è veramente facile, non voglio rallentare.

Al 7° km ci raggiunge la prima donna e con lei un altro paio di atleti. Si rompe il delicato equilibrio che si era creato e ci fa aumentare. In breve raggiungiamo i due ragazzi che ci precedevano, sarà contento Alessandro, adesso siamo un gruppone di sei o sette persone! A fare il ritmo è proprio la ragazza, l'ucraina Yuliya Ruban. La sensazione è che ognuno di noi maschietti sarebbe più contento se corressimo un po' più piano, ma lei insiste, sembra molto decisa e sicura di sé. Moncalieri e Nichelino sono belli da attraversare. C'è pubblico, con piccoli complessi musicali e con le majorette a rallegrare il nostro passaggio.

Al 10° km si crea un momento di confusione. Il pulmino con il cronometro della gara femminile che ci precede ha rallentato vistosamente a causa dei dossi artificiali. Gli arriviamo addosso, c'è pure la moto con la telecamera, ci urtiamo, rallentiamo, e c'è anche il ristoro. Riesco a passare avanti e afferro una bottiglietta d'acqua. Bevo un paio di sorsi meccanicamente e con troppa fretta. E' lo stesso errore del ristoro precedente, l'acqua fredda mi crea un leggero dolore allo stomaco. Dura poco, ma devo prestare maggiore attenzione, sarebbe sciocco rovinare la gara per così poco. "Sei un master?" Uno dei ragazzi rientrati insieme alla Ruban mi affianca per parlarmi. "Sì, e tu?" Non lo conosco, indossa una maglia bianca con le maniche lunghe, non sembra affaticato. "Sì, anch'io". Vorrei chiedergli se pensa di poter tenere quel ritmo fino alla fine, ma mi sembra poco gentile e lascio perdere. Più che farmi gli affari suoi, in realtà, vorrei solo sapere se avrei compagnia nel caso in cui dovessi rallentare. Perché non riesco ancora ad immaginare di poter correre tutta la maratona così. E il bello è che la cosa non mi preoccupa minimamente, ciò che penso non distrae le mie gambe. Loro stanno correndo con un'altra regia e stanno svolgendo un ottimo lavoro, in grande economia, continuando con leggerezza ad archiviare chilometri preziosi passo dopo passo.

La foschia di Beinasco ci porta un po' di quiete. L'elicottero che dalla partenza ci frullava sulla testa si è allontanato ed è scomparsa anche la moto con la telecamera. In compenso abbiamo guadagnato il megafono di Aldo Giunta. E' il direttore di corsa della gara femminile, ci precede in auto, e non dà tregua alle nostre orecchie con i continui inviti rivolti ai ciclisti per allontanarsi dal percorso o allo scarso pubblico per incitarci. Francesco Bianco, compagno dei pochi allenamenti di qualità di settembre e ottobre, ci affianca in bici per qualche centinaio di metri, e alla fine cede al martellamento di Aldo e va via.

Ad Orbassano c'è il passaggio alla mezza maratona: 1h13'39", 11 secondi meglio di una media di 3'30". Comincia l'avventura verso l'ignoto, sto correndo oltre la distanza diventata così familiare quest'anno con nove maratonine corse, poco meno della metà di tutte le gare disputate. La spensieratezza dei primi chilometri non c'è più, ma sto ancora bene. Non potevo pensare di arrivare a questo punto come se nulla fosse, ma le gambe legnose di Mauro dell'esordio non ci sono ancora. Ritengo di avere una fatica giusta, possiamo continuare!

Il gruppo si è sfoltito. Il master con la maglia bianca è sparito già da un po', così come uno dei ragazzi giallo-blu. Davanti, a volte sono solo, o, al massimo, mi affianca la Ruban. Con la salita verso Rivoli quel che resta del gruppo si allunga. Guadagno qualche metro, succede sempre ai ristori. Non voglio forzare troppo, non cerco di andarmene, ma non voglio neanche rallentare gratuitamente. Quando finalmente la pendenza diminuisce (3'39" il chilometro più lento), la Ruban rientra, forse anche Alessandro, ma dura poco, fino a quando ci immettiamo in Corso Francia - il viale più lungo d'Europa come ricorda sempre Attilio Monetti in TV - che ci porterà fino a Torino. Soprattutto nella parte iniziale ha vari saliscendi, ma sostanzialmente si corre in discesa e non freno la mia esuberanza. Pur badando a mantenere una corsa controllata, stacco i compagni di gara per avviarmi da solo. Mancano soltanto 14... 13... 12... chilometri. Non penso più ad accumulare chilometri nel pallottoliere, è cominciato il conto alla rovescia, ormai dietro i dossi di Corso Francia vedo l'arrivo. E' nascosto dietro la foschia, tra i palazzi del centro, ma io lo vedo già, solo una decina di chilometri, una passeggiata.

Adesso c'è più pubblico. Emanuele, Luca, Fabio, Shuela; mi fa piacere sentirli e riconoscerli, ho bisogno anche del loro supporto per finire bene adesso che la fatica comincia a farsi sentire.

"Sei Italiano?" Vasyl Matviychuk, il forte atleta ucraino, richiama la mia attenzione dal pulmino con il cronometro che adesso mi affianca. "Non è che rallenteresti per aspettare la prima donna?" Oggi ha fatto la lepre per gli uomini fino a metà gara e, dopo, avrebbe dovuto aspettare la connazionale Ruban per aiutarla. Salito sul pulmino non l'hanno fatto ripartire più e adesso cerca un sostituto. Non spreco neanche il fiato per rispondergli, basta un cenno per fargli capire che il mio rifiuto è senza appello. 'Di ogni secondo sarò orgoglioso' era stato il pensiero dell'esordio di Assemini, e così è ancora adesso. Non ho fatto proiezioni sul tempo finale e non sto guardando i parziali. Corro in piena libertà, concentratissimo, deciso, io e la mia maratona, come ai bei tempi, orgogliosamente orgoglioso di ciò che sto costruendo. Dopo Rivoli è comparso anche Tony in bici. Vorrebbe stare con me, ma il megafono di Aldo è implacabile, e lui cerca di defilarsi andando, quando possibile, nel controviale. Per qualche chilometro evita di starmi troppo vicino, poi, avendo accumulato un discreto vantaggio sulla Ruban, ci siamo allontanati da Aldo e Tony può rilassarsi. Lui sì, io no. Dal 37° km la fatica si fa sentire con il peso di tutti i chilometri corsi. Invoco la pazienza del maratoneta, mancano solo tre giri del mio parco. Mi immagino al Ruffini, con Nicola Ciavarella, a correre un medio. Solo tre giri, cosa vuoi che sia, appena il tempo di pensarci e saranno solo due!

Incrocio Nicol e Marco, abbozzo un sorriso (forse), ma sono molto preoccupato. Sbircio il parziale del 40° km e mi stupisco nel leggere un ottimo 3'27". Il check-up resta allarmante. Sono sbilanciato in avanti, ad ogni passo mi sembra di cadere, ne sono consapevole e non riesco a riprendere il controllo. Le gambe, il bacino, il busto, le spalle sono un blocco unico saldato dalla fatica. Vorrei rallentare, me lo potrei permettere, ma temo qualsiasi variazione dello stato attuale. E se poi mi bloccassi del tutto e non potessi più ripartire? Cerco di resistere, ormai siamo vicini all'arrivo.

L'ingresso in Corso Re Umberto è una scarica di adrenalina, ma l'effetto dura poco, le gambe pesanti non mi appartengono più, vanno avanti senza il mio controllo. Piazza Solferino e poi via Santa Teresa, ultimo chilometro. Tony è ancora con me. Ha urlato in continuazione ma non lo sento più, l'acido lattico è assordante. Percepisco il suo nervosismo, è preoccupato anche lui, non devo essere un'immagine di freschezza. Resta con me fino in Piazza S.Carlo, poi si ferma. Piazza S.Carlo, potrebbe essere un'iniezione di adrenalina pura per finire in bellezza, ma il mio corpo non ci casca più, vince la fatica, vorrebbe vincere ma... io non cedo!

Svolto in via Roma per gli ultimi 400 metri sbandando. Non è un problema di velocità, non riesco a curvare, sono stravolto. Sono disposto a rallentare per assumere una postura più dignitosa, ma non ho energie nemmeno per questo, non ci riesco. Il traguardo sembra allontanarsi, pesano più gli ultimi e pochi metri davanti di tutti quelli alle mie spalle. Non riesco a godermi la passerella finale, ma in cuor mio comincio a gioire nel vedere il cronometro sulla linea d'arrivo. In gara non ho mai fatto una proiezione, né per ansia né per curiosità. Finisco in 2h26'45", 24 secondi meglio dell'esordio di 16 anni fa!

Dopo l'arrivo, ritrovo Angela. E' sorpresa, preoccupatissima, contenta. Non mi aspettava ancora e il panico la stava invadendo nel vedermi arrivare... leggermente in crisi. Si rilassa subito, chiacchierando con Francesco Gambino (fotografo ufficiale al lavoro) e Francesco Mandrilli che dividono con noi la gioia di una gara dal risultato inatteso e incredibile. Una maratona dal doppio volto, facilissima fino a pochi chilometri dall'arrivo ed eroicamente dura nel finale. A 43 anni, le gambe legnose di Assemini '95 ci sono ancora. Dure come il legno, sì, ma legno di rovere per un'annata da ricordare!

In classifica sono 24° assoluto, 12° per il campionato italiano vinto da Giovanni Gualdi (2h14'01", 8° assoluto) davanti a Francesco Bona (2h15'31", 11°) e Migidio Bourifa (2h15'50", 12°). La gara l'ha vinta a sorpresa il marocchino Ennaji El Idrissi (2h08'13"), davanti al keniano William Chebor (2h08'21") e all'etiope Bacha Megersa (2h0855").

Tra le donne, Yuliya Ruban recupera su di me nel finale almeno una ventina di secondi senza raggiungermi e vince in (2h27'10") davanti alla lituana Rasa Drazdauskaite (2h29'47") e alla russa Silvia Skvortsova (2h30'09"). Brava Ornella Ferrara (2h36'52", 7^), 2^ nel campionato italiano dietro Martina Celi (2h36'11", 8^) e davanti a Martina Facciani (2h37'15", 10^).

Tra i master, il marito di Ornella Ferrara, Corrado Bado (2h30'28", 31°) è terzo dietro Migidio Bourifa e me. Un bravo anche al Piemontese Lorenzo Perlo, uno dei due ragazzi giallo-blu: è 26° assoluto in 2h27'20" superando nel finale Alessandro Giannone (2h27'59", 27°).

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Ultimo aggiornamento (Mercoledì 23 Novembre 2011 22:19)

 

Turin Marathon: il podista SMS sarà denunciato

Maratona - Torino - 25^ Turin Marathon

In seguito al caso sollevato da Podisti.Net Turin Marathon: lo strano caso del podista SMS ed al lungo dibattito ingeneratosi con i commenti dei lettori, pubblichiamo di seguito quanto inviatoci dal comitato organizzatore della Turin Marathon.
Da quanto par di capire, non dovrebbe essere difficile per gli inquirenti risalire alla vera identità del podista che ha corso e tagliato "sotto mentite spoglie"; oltre alle nostre fotografie di Torino e non (ne abbiamo di altre gare nelle quali un podista molto simile indossa lo stesso cappellino, le stesse scarpe e gli stessi occhiali), oltre ai documenti falsi nelle mani di Turin Marathon, potrebbe diventare decisivo risalire all'apparecchio fax che li ha trasmessi.
Se venisse dimostrato che la persona implicata fosse la stessa di altri casi simili (ben conosciuta da TDS e SDAM), potrebbe essere la volta buona per fare piazza pulita. Ci auguriamo che la Fidal, gia' informata dei fatti, faccia la sua parte evitando che ad esporsi siano solo gli organizzatori e lo scrivente webmagazine.
In ogni caso noi siamo a disposizione delle autorità per fornire il nostro materiale fotografico. (Stefano Morselli - Redazione Podisti.Net)

Comunicato della Turin Marathon:

Si comunica che in data 2 novembre u.s. il sig. Filiconi Andrea si è iscritto alla Turin Marathon del 13 novembre 2011 con regolare certificato medico.

L’iscrizione è avvenuta tramite fax e l’ufficio gare di Turin Marathon ha iscritto regolarmente la persona con il pettorale 2470. Successivamente, dopo accurate indagini si è verificato che la documentazione inviata dal soggetto era falsa, compreso il certificato medico contraffatto.

Segnaliamo quindi a tutti che è stata carpita la nostra buona fede e a tale scopo abbiamo incaricato il nostro legale a procedere nei confronti di questa persona. La sua condotta, infatti, sta danneggiando l’immagine di un importante evento sportivo per il quale da 25 anni ci onoriamo di lavorare con serietà e nel massimo rispetto delle regole.

Segnaliamo, quindi, a tutti gli sportivi che ci leggono che, come abbiamo fatto in passato in una dura battaglia contro gli imbucati, non tollereremo nei nostri eventi presenze inidonee che addirittura, come nel caso del signore che si è iscritto fraudolentemente o in altri casi non sono graditi alla nostra organizzazione alla città che rappresentiamo ai territori e agli sponsor che ci onorano della loro fiducia.
Per questo riteniamo utile il dibattito, ma respingiamo in modo fermo qualunque subdola insinuazione che cerchi di penalizzare la nostra struttura e il nostro buon nome.

 

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Ultimo aggiornamento (Mercoledì 23 Novembre 2011 08:52)

 

Turin Marathon: perchè solo 3000 iscritti?

Maratona - Torino - 25^ Turin Marathon

Panfili_Gianni_Turin_Marathon_2011Quattro mesi fa ero alla ricerca di una maratona autunnale e, dopo aver visionato le varie date e le varie città, mi venne la brillante idea di programmare la mia preparazione per Torino, a tale mia idea si aggiungeva la volontà da parte di numerosi podisti della mia società (G.P. Livenza Sacile) di organizzare la trasferta.

E’ così che domenica 13, con un bellissimo tempo, ho tagliato il traguardo della mia 22^ maratona con il secondo mio miglior tempo: 02:36:05.

Quando mi sono reso conto dei pochi iscritti alla gara mi aspettavo di trovare un’organizzazione non perfetta, invece devo ricredermi facendo i complimenti agli organizzatori.

Durante l’intero percorso, completamente chiuso al traffico, il numeroso pubblico ha incitato con calore l’intero popolo podistico. L’attraversamento dei paesini lungo il percorso e le tantissime “orchestrine” mi ha fatto rivivere le emozioni che si provano solo nelle grandi Maratone estere. Qui ho potuto notare la bellezza dei piccoli paesi della colline Piemontesi.

In merito alla gara, come ho detto posso solo fare i complimenti agli organizzatori in quanto ho trovato tutto perfetto:

dalla consegna del pettorale, veloce e pratica;

dal pacco gara, con un bel zainetto;

dai ristori ben forniti e con cartelli di preavviso;

dalla chiusura delle strade;

dalla segnaletica lungo il percorso;

dalla disponibilità del personale.

E quindi mi chiedo: perché solo 3.000 iscritti?

Forse per il periodo? Forse per il percorso, non pianeggiante?

Queste sono le domande che mi pongo in questi giorni!

Ma è possibile che noi podisti andiamo a correre delle maratone dove ci insultano, dove l’organizzazione è pessima, dove il paesaggio non regala alcuna emozione, invece tralasciamo certe gare come quella di Torino ove tutto o quasi tutto è perfetto, la città è bellissima con della gente davvero ospitale!

Un piccolo appunto agli organizzatori: predisporre delle gabbie per la partenza in base ai tempi come ogni maratona che si rispetti; non mi è piaciuto il sistema di rilevamento tempo con l’impossibilità di verificare in tempo reale on-line i passaggi chilometrici nonché il sistema di verifica iscrizioni.

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Ultimo aggiornamento (Sabato 19 Novembre 2011 11:57)

 

Turin Marathon: bellissima con piccoli dettagli da migliorare

Maratona - Torino - 25^ Turin Marathon

Di_Palma_Ciro_Turin_Marathon_2011Un successo con alcuni dettagli da migliorare: non ho altre parole per descrivere la venticinquesima Turin Marathon. Un’edizione che ha visto una partecipazione record ed un numero di finisher superiore rispetto all’anno precedente di ben 582 atleti. Di tutto ciò si deve ringraziare il dott. Chiabrera che, avvalendosi della collaborazione di persone competenti, ha costituito un’efficiente ed eccellente macchina organizzativa la quale, lavorando in modo certosino ed indefesso, ha allestito un’ottima manifestazione. Torino, già dal giorno precedente la gara, è stata invasa da podisti di tutte le età e di tutte le ”velocità”; infatti, non solo la maratona, ma anche la StraTorino e la Junior marathon prendevano il via dal centro dalla città piemontese.

L’ex capitale d’Italia, nella sua veste austera ha mostrato le proprie bellezze e si è ripresa, almeno per un fine settimana, il vecchio scettro ponendosi meritatamente al centro dell’attenzione. Musica, tanta allegria e cordialità, insieme alla conferma che Torino è una città molto sottovalutata dai più, hanno reso questo week-end fantastico. Sono giunto, infatti, nel capoluogo sabaudo nella giornata di sabato, ho fatto un giro in città sotto i portici medioevali e poi mi son recato al centro maratona in piazza Castello, luogo che vedrà anche la partenza ed il traguardo della gara l’indomani mattina. Tutto molto veloce e tranquillo, il ritiro del pacco gara (molto bello lo zainetto) e la visita agli stand. La cordialità degli addetti e la simpatia degli atleti che arrivavano rendevano il pomeriggio ancora più piacevole. All’imbrunire, il pasta party, allietato dalla musica, allestito in piazza San Carlo, forse visto l’orario ed il periodo poteva essere gestito logisticamente in modo diverso. La sera del sabato l’ho trascorsa in allegria col gruppo dei pacer, al quale va un plauso particolare perché il plotone “pilotato” da Mauro Firmani ha colorato allegramente ed in modo simpatico la città svolgendo alla grande il suo dovere; ben 29 dei 30 pacer, infatti, sono arrivati in perfetto orario al traguardo tra i ringraziamenti dei tanti atleti che grazie ai ”palloncini” hanno visto premiati i loro sforzi e coronati i loro sogni. A cena, in albergo, si è unito a noi anche quel campione di Giorgio Calcaterra, sempre pronto a dare un parola d’incoraggiamento a tutti coloro che ne avevano bisogno e mai stanco di fermarsi con chi gli chiedeva una foto o quant’altro. Lui, prima di tutto una brava persona e poi un grandissimo atleta, insieme a Ivan Cudin, altro fulgido esempio di lealtà e semplicità ,sono gli esempi da seguire in uno sport sempre meno vissuto sul “campo”, mal proposto in tv, sottovalutato dalla carta stampata e urlato su alcuni siti.

Domenica mattina, un cielo azzurro ed clima frizzante hanno avvolto gli atleti, mentre le note dell’inno nazionale cantato da Arianna Bergamaschi echeggiavano e volteggiavano nell’aria, caricando ancora di più tutti quanti. L’assenza, però, delle “griglie” alla partenza ha scontentato più di qualche partecipante, sono convinto che gli amici di Torino sapranno porre rimedio anche a questo neo. Alle nove e trenta, la gara è partita e il fiume di persone ha inondato le strade ed i viali della città. Io mi divertivo a salutare gli amici che mi passavano ed intanto procedevo con tranquillità assoluta con i pacer delle tre ore e trenta ai quali avevo promesso di dare una mano. Tutto bello fino al quattordicesimo chilometro, quando all’angolo di via Stupinigi, l’amico Paolo, coperto da altri atleti, non ha visto, una ringhiera che separava la sede stradale dal tratto pedonale e l’ha urtata violentemente procurandosi un grosso ematoma all’altezza del torace stramazzando a terra con problemi di respirazione. Il prossimo anno spero che provvedano a segnalare in modo vistoso questo ostacolo, perché la gara in quel punto è ancora all’inizio, il plotone è compatto e la scena potrebbe ripetersi. Vedendo l’accaduto non ho esitato a fermarmi e a prestare soccorso. Le persone che avevano assistito alla scena dai balconi delle loro case ci hanno aiutato tantissimo dandoci una coperta, del ghiaccio e proponendosi di accompagnare l’infortunato in ospedale, un grazie di cuore. Intanto la corsa passava disinteressandosi di quello che accadeva, solo un altro atleta si fermava a prestare soccorso… Il tempo passava e dopo quasi sette minuti è arrivata una volontaria della Croce Rossa che si è presa cura dell’incidentato dicendomi che potevo andare. A questo punto, però, avevo accumulato un discreto ritardo rispetto ai “palloncini” con i quali dovevo collaborare; un rapido conteggio dei tempi e calcolo che correndo mediamente a 4’15” al km li avrei raggiunti in 11km. Così tra lo stupore di tutti, correvano a 6’00” al km, e le urla di scherno: “Ma dove vai, così al traguardo non arrivi…”, “Se sei così veloce, come mai sei così indietro, rallenta e ascolta i consigli”, iniziavo la rimonta; li ascoltavo e dentro di me ridevo come un pazzo. Un po’ prima del venticinquesimo km vedevo coronato il mio tranquillo inseguimento. Tutti mi chiedevano dell’accaduto: “Cavolo, credevo fosse passato inosservato!..”.

Da lì in poi, fino al traguardo, è stato tutto molto divertente, procedevamo ad un ritmo costante, io spronavo un po’ tutti quelli che ci seguivano e tutti quelli che, ormai sfiniti, “raccoglievamo” per strada. Prima dei ristori, allungavo il passo e prendevo quattro, cinque bottigliette d’acqua per distribuirle al gruppo in modo che non rallentasse il suo incedere. Anche sui ristori ci sarebbe da dire qualcosa, questa volta però agli atleti. Il solito mare di plastica sull’asfalto, il solito menefreghismo di tanti, molti, partecipanti. Ma è così difficile essere educati e dotarsi di senso civico? Tantissimi avevano anche il pettorale col quale partecipavano alla campagna del correre pulito, del correre verde. Ipocriti! Andrebbero squalificati senza appello, che pena mi fanno! Ho notato un grandissimo spreco d’acqua, sicuramente le bottigliette sono meglio dei bicchieri che si rovesciano sul tavolo ma, gran parte del loro contenuto va perso inutilmente, allora in commercio ci sono dei bicchieri con acqua sigillati e sono un po’ più grandi di quelli che normalmente si vedono sui tavoli ai ristori, contengono una quantità di liquido che è la via di mezzo tra le soluzioni che generalmente si adottano e sono pure comodi da tenere in mano.

Ritornando alla gara, dopo il lunghissimo corso Francia. si arriva in città, ormai i giochi sono fatti, incito ancora di più gli amici, il traguardo è lì, distante trecento cinquanta metri, ormai hanno le ali ai piedi, il mio bandierone nerazzurro già sventola da qualche chilometro su Torino e non vi dico i commenti. Arriviamo al traguardo in perfetto orario: tre ore, ventinove minuti e quarantadue secondi. Un bacio alla gentile signora che mi mette al collo la medaglia e, subito dopo, un ristoro spartano dove comunque c’era l’indispensabile e senza sprechi di cibo. Molto veloce la raccolta borse e poi una bella doccia calda. Molto indovinata la location del fine gara, la piazza adiacente al palazzo Reale si è mostrata perfetta per i servizi che doveva fornire. Una bella maratona, una giornata fantastica e qualcosa da migliorare. Forza Turin Marathon, sono convinto che l’anno prossimo saprai fare ancora meglio.

Ho iniziato facendo i complimenti al dott. Chiabrera, vertice dell’organizzazione. ma non dimentico di ringraziare e congratularmi con Marco Ronco, gli amici della cascina della Marchesa (sede Turin Marathon): Simone, Irene, Alessandra, Chiara, Alessandro, ancora poi un plauso a Mauro Firmani che ha gestito i pacer e gli ambasciatori della Turin Marathon, un grazie va pure a tutti i volontari, che con la loro preziosissima opera hanno fatto in modo che tutto si svolgesse in modo fluido. Se ho dimenticato qualcuno chiedo scusa. Volete sapere chi sono, se il nome non vi dice niente? Sono quello che corre con la bandiera dell’Inter…

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Ultimo aggiornamento (Sabato 19 Novembre 2011 12:10)

 

Turin Marathon: lo strano caso del podista SMS

Maratona - Torino - 25^ Turin Marathon

Torino_Turin_Marathon_2011_personaggio_SMSSMS come acronimo di "sotto mentite spoglie" e mi pare  una definizione perfetta per il caso di cui vi parliamo in questo articolo.
Il caso è di quelli gustosi e la segnalazione ci è giunta da piu' parti ma, benchè ci si sia buttati a capofitto la nebbia non ne vuol sapere dal diradarsi.
L'uomo della foto ha chiuso la maratona di Torino in 19^ posizione con l'ottimo tempo di 2h22'11" ma con il nome che era presente in classifica non lo conosce nessuno.
Si chiamerebbe Andrea Filiconi e si è iscritto alla gara con il tesserino giornaliero Fidal, immaginiamo presentando un certificato di idoneità alla pratica agonistica.
Chiariamo subito che il regolamento 2011 prevede che, un'atleta con tesserino giornaliero debba entrare in classifica ma non possa concorrere per il montepremi.
Studiando la classifica, un addetto ai lavori amante delle statistiche, s'è accorto che questo atleta dal nome sconosciuto era alla prima una maratona e ce lo ha subito segnalato come volto nuovo benchè non più giovanissimo (classe 1975).
Con la crisi di maratoneti italiani di livello, trovare un esordiente non tesserato che corre in 2h22' ci sembrava meritevole di attenzione e quindi stavamo per uscire con un pezzo adeguato.
A frenare la nostra esaltazione è arrivata oggi la notizia che l'atleta era stato estromesso dalla classifica in quanto, seppur transitato a tutti i controlli intermedi, non era partito, o meglio, non era transitato sotto l'arco di partenza e non era stato rilevato dal chip.
Ci siamo messi subito al lavoro per verificare i video e le foto della partenza, al fine di dimostrare a Memè della Sdam che s'era sbagliato lui, che non era possibile smontare così su due piedi il nostro entusiasmo per la scoperta di un nuovo talento, ma niente, aveva ragione Memè, aveva ragione il chip, Filiconi non era partito, oltre a non risultare in transito sui tappeti di rilevazione, non risultava neppure nelle foto e nei video.
A dare sostanza all'idea che il podista SMS avesse combinato qualcosa di strano arriva un amico che domenica era sul percorso e che ci ha riferito di averlo visto passare alla mezza (ricordiamo che è transitato a tutti i controlli chip tranne che alla partenza) con in mano una maglietta bianca, un po' tardi per spogliarsi degli abiti in eccesso solitamente indossati alla partenza...
Caro Filiconi, o meglio caro "podista SMS" mi sa che questa volta lei l'abbia fatta grossa, il suo nome non appare in nessuna classifica, anzi no, lei risultava iscritto alla Maratona di Carpi dove pero' non ha corso, lei non ha mai corso una gara in vita sua, tutto ci fa credere che lei non sia Andrea Filiconi bensì un "podista SMS".

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Ultimo aggiornamento (Martedì 16 Ottobre 2012 09:43)

 
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