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Torino - 26^ Turin Marathon

Turin Marathon da pacer

Maratona - Torino - 26^ Turin Marathon

"Bella da toglierti il fiato". Questo è lo slogan col quale Turin Marathon  ha inteso promuovere la sua gara facendo bella mostra sui siti podistici e sulle pagine di tanti giornali. Una maratona che ha saputo regalarsi un vincitore all'esordio sulla distanza insieme al record della gara al femminile, ha avuto la conferma di Valeria Straneo e l'ottima gara di Emma Quaglia, ma che si è  concessa anche un brivido finale quando un atleta degli altopiani è arrivato barcollando al traguardo in stile Dorando Pietri.

"Emozionare per emozionarsi", è invece il messaggio che resta scolpito nel mio cuore e impresso in maniera indelebile nella mia memoria dopo aver corso nel capoluogo sabaudo. Il compendio di un fantastico week-end in terra piemontese. Non esagero se scrivo che a livello emozionale la maratona di Torino mi ha regalato tantissimo. La prima volta da pacer in un gruppo eccezionale, il record delle iscrizioni alla manifestazione frutto di un grandissimo lavoro svolto da parte di tutti, il saper di essere stato parte di tutto ciò e la soddisfazione sui volti di tutti, sono delle istantanee che difficilmente perderanno colore nell'album dei miei ricordi. Un giorno, quello di domenica scorsa, che resterà inciso nella mente di tanti per l'enorme partecipazione di atleti e di pubblico. Per mezza giornata Torino è scesa in strada mostrando il suo volto più bello. Maratona, StraTorino e Junior marathon, una festa dello sport all'aria aperta, dove la fantasia di tutti, top runner, camminatori, atleti veloci e lenti, ha potuto volare libera all'insegna dell'allegria e dell'amicizia.

Quest'anno c'era un nuovo percorso, tanta era l'aspettativa e la curiosità da parte di tutti. A mio modo di vedere le cose, promuovo questo nuovo tracciato  a pieni voti, mi ha fatto ammirare ancora di più la città, la sua bellezza e il fascino particolare che evocano certe strade e alcune sue piazze.  Torino ha avuto sempre una bella maratona, quest'anno però si è superata, è diventata grande. Non guardo al numero degli iscritti, sarebbe un gioco troppo facile e riduttivo, il mio occhio invece cade su quello che ha saputo offrire nell'intero fine settimana, a chi è arrivato nei giorni precedenti ha regalato concerti ed intrattenimento nella centralissima piazza San Carlo, ma anche a chi è giunto in città il giorno stesso della gara ha donato tanto calore. Un esempio banale? Alla premiazione degli amatori non pochi top runner erano presenti; il loro essere lì ha significato dare il giusto risalto a chi la maratona la corre non per vincere, ma sgomita nella pancia del  gruppo ed è contento e felice anche solo se vede una propria foto o il suo nome su una pagina di un giornale da mostrare poi agli amici e da conservare. Sicuramente e con onestà dico che c'è ancora qualcosa da migliorare, però la base da cui partire è enorme.

Scrivevo prima che quest'anno è stata la mia prima esperienza da pacer ufficiale in una maratona, credetemi, alla fine ero molto più toccato io di tutti quelli che mi ringraziavano per averli guidati al traguardo. Sì, perché lungo i quarantaduemilacentonovantacinquemetri del tragitto ho fatto mie le storie di tutti quelli che hanno corso con me. La loro umanità, il loro voler raggiungere il traguardo in un certo tempo, il loro volersi regalare un qualcosa di cui essere  fieri negli anni, è stata linfa per me. Un insieme di tasselli che il mio cervello metteva lì in un angolo, ma che ha saputo tirar fuori magicamente dopo il traguardo ricomponendo il mosaico. Un collage di pensieri e di sentimenti che aveva un titolo: Emozione. Non nascondo che, alla fine, vedendo tutti quegli atleti, stanchi ma fieri ed orgogliosi che mi circondavano festosamente, più di una lacrima è sgorgata dai miei occhi. Approfitto adesso per ringraziarli attraverso questo mio racconto.

Sono arrivato in Piemonte il giorno prima dell'evento sportivo e mi sono recato direttamente al centro maratona. Dalla stazione di Porta Nuova fino a Piazza Castello, passando da piazza San Carlo in quello che sarà l'ultimo tratto di maratona, noto con piacere che c'è una città già vestita a festa. Arrivato a destinazione apprezzo subito la prima miglioria rispetto all'anno precedente, gli stand sono tutti al coperto, in modo che anche una bella pioggia non avrebbe potuto causar danni. Il ritiro del pettorale e del pacco gara si svolge in modo celere rubando pochi minuti alla mia giornata. Resto lì, al tavolo dei pacers, fino all'imbrunire. Man mano che il tempo trascorre la gente aumenta e sono sempre di più le facce conosciute. Abbracci e foto con tutti o quasi. Passano da noi in  diversi, ci chiedono dei tempi, dei colori dei palloncini e perfino se possono fidarsi. Col sorriso rispondiamo a tutti, dandoci poi appuntamento all'indomani mattina. Nel tardo pomeriggio, come il nostro "Capo" Mauro Firmani vuole, facciamo una riunione  per organizzare il lavoro che dobbiamo svolgere all'indomani mattina. Molto bello questo gruppo di " palloncini ", tutti amici e molto compatti. Non c'è invidia, si è tutti uguali, dal grande campione al più lento di noi. Quest'anno la nostra stella è stata Chiara Pandolfi, ragazza non vedente che, magnificamente supportata da Ilaria Razzolini, sarà capace di guidare tante persone al traguardo in cinque ore. Finito il briefing ci rechiamo al pasta party. Un "signor" pasta party: primo, secondo, acqua o bibita gassata, birra, gelato e cioccolata, c'è d'aggiungere altro?

Ritorno in albergo e poi subito a letto. Domenica mattina sveglia alle sei, colazione e poi in metro fino ad arrivare, dopo qualche passo a piedi, ancora al centro maratona. Iniziamo a gonfiare i palloncini, a scrivere su i tempi di riferimento, fino a quando tra lo stupore e le risate di tutti non tiro fuori una parrucca con la cresta fucsia su dei capelli verde fosforescenti. "Vorrai mica correre così?", era la domanda che mi veniva posta. "Perché no?", la mia risposta. Da quel momento credo di essere stato tra i più fotografati.

Ormai la città è sveglia, una bella giornata si profila ed il tempo è buono. A migliaia si riversano per le strade. Ci spostiamo verso la piazza che sarà il teatro della partenza. Per la sua conformazione non ci possono essere le griglie, è più larga che lunga e questo sarà un problema. Allo start, a proposito, chi lo ha sentito?, subito si è creerà un imbuto che rallenterà moltissimi atleti. Giunti in loco, aspettiamo con tranquillità lo sparo che ci darà il via. Una volta partiti, ci rendiamo conto che, transitati sotto il gonfiabile della partenza, abbiamo circa un minuto e mezzo da recuperare, usciamo dal centro e costeggiamo il Po.

Rubando qualche secondo al chilometro arriviamo alla mezza che abbiamo recuperato il gap ed abbiamo tre secondi di vantaggio. Manteniamo quell'andatura leggermente più veloce  per permettere a tutti dei ristori più tranquilli. Il nostro passo è abbastanza costante. Tanti guardano il cronometro come ossessi, li vedo e consiglio loro di non farlo. "Ragazzi,al traguardo vi portiamo noi, state tranquilli". E' questo il mio monito, si fideranno e faranno bene.  Lungo la strada faccio contenti  molti bambini battendogli il cinque, tanti sorridono vedendo quella mia strana cresta fucsia. Gli ultimi chilometri per qualcuno che ci segue sono di sofferenza, cerchiamo di spronarli, li incitiamo fino a quando, giunti nell'ultimo tratto di percorso,alla vista della finish line in lontananza, mettono le ali ai piedi. La mia bandiera dell'Inter è già li che sventola da un po' e, tra le battute degli spettatori, tagliamo il traguardo in anticipo sul tempo prestabilito di sei secondi. Un successo.

Il ristoro finale è subito dopo il gonfiabile, ma deve essere però migliorato. Chi e' arrivato per esempio dopo quattro ore e mezza ha trovato solo un po' di pane con le sottilette e il the. Le docce e gli spogliatoi nella piazza antistante l'arrivo sono molto comodi da raggiungere, ma anche questi servizi si devono migliorare. Visto le spazio esiguo all'interno delle docce, con gli spogliatoi a una ventina di metri, sarebbe più logico unirli, trattandosi comunque di strutture mobili, in modo da non vedere uscire atleti mezzi nudi ed aspettare fuori al freddo perché dentro c'è folla.

Rimessomi a nuovo dopo la gara, insieme agli altri amici pacers, siamo ritornati a piazza San Carlo ad aspettare Chiara e il suo plotone delle cinque ore. L'abbiamo vista arrivare e ci siamo uniti a Lei creando una fila indiana che la vedeva come "testa". Molto bello è il saluto che la città ci ha  riservato e che le ha tributato in particolar modo. Questa nostra trovata finale aveva un duplice significato: il primo era che anche chi è affetto da un problema grave può e deve fare sport con tutti e come tutti; il secondo era un nostro modo di ringraziare la città di Torino per averci ospitato. Sono rimasto nella zona del traguardo fino a quando non è arrivato l'ultimo. Fermo lì anche colui che è il padre di questa corsa,Luigi Chiabrera, che - come fa - sempre ringrazia tutti fino alla fine.

Per concludere vorrei ringraziare un po' di persone perché è doveroso farlo. Un grazie va a Luigi Chiabrera, ai suoi collaboratori (i Ragazzi della Cascina, come li chiamo io) e a tutti i volontari. Molto prezioso il loro lavoro. I ringraziamenti vanno ascritti anche a Mauro Firmani, leader di Marathon Truppen, cioè dell'allegra  e colorata brigata dei pacers. Un grazie particolare va a  chi ha reso, per me, questa giornata indimenticabile: alla città di Torino con i suoi abitanti e ai miei compagni di viaggio lungo tutto il percorso.

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Ultimo aggiornamento (Lunedì 26 Novembre 2012 12:35)

 

Turin Marathon: la formica e il pallottoliere

Maratona - Torino - 26^ Turin Marathon

Calderone Salvatore Emma Quaglia Turin Marathon 2012
"Salvatore, cosa fai oggi?" Nicola Gabriele, un figlio della Turin Marathon, come lo chiama Luigi Chiabrera, l'organizzatore della maratona, chiede le mie intenzioni all'uscita degli spogliatoi.

Stiamo andando in gruppo verso la linea di partenza di Piazza San Carlo. Sono in mezzo ai top runner, prevalentemente keniani, uomini e donne. Nicola Gabriele è il loro manager. Da qualche anno ha coronato il sogno di andare ad allenare direttamente in Africa, e adesso gestisce alcuni tra i migliori maratoneti al mondo.

Le sue ragazze, per me, oggi, sono troppo veloci. "Vorrei correre non più forte di 3'33" al km," gli rispondo, "ma non mi sento molto attendibile, non posso prendere impegni". Non mi considero assolutamente pronto per una maratona, e il mio solo obiettivo è di restare entro le 2h30'. "Allora, parla con Emma Quaglia, magari l'aiuti".

Avevo conosciuto Emma alla Grifonissima di Perugia di qualche anno fa. Sicuramente lei non si ricorderà di me. In questi anni è migliorata tantissimo nei suoi risultati, vestendo anche la maglia azzurra, e oggi parte con un personale di 2h31'15" in maratona.

La cerco in zona partenza e non la vedo ancora. Un allungo, uno skip, un saluto a Shuela che torna alla maratona dopo la maternità, ed ecco Emma. "Vorrei correre a 3'31", mi dice speranzosa, "dai, vieni con noi!". Non le prometto niente, non so se posso permettermi il lusso di un paio di secondi in meno di quelli previsti. Rimando la decisione al post partenza, alla riunione di famiglia che ci sarà tra testa, fiato, e gambe dopo che ci saremo assestati e sarà passata l'euforia iniziale.

Ci schieriamo infreddoliti in attesa della partenza, dietro ai 'cicloni' dei diversamente abili. Ci sono anche delle lettighe mono-ruota mai viste prima, sempre per i disabili, condotte da due volontari ciascuna, con un terzo pronto a sostituire un eventuale compagno stanco. Dovrebbero partire qualche secondo prima di noi, tra qualche istante.

La piazza permette uno schieramento molto ampio. Al centro, proprio ai piedi della statua equestre di Emanuele Filiberto, ci sono i top runner, e io sono lì, dietro Emma Quaglia e Valeria Straneo. A destra e sinistra ci sono tutti gli altri maratoneti, numerosissimi oggi (alla fine, ci saranno oltre 3200 classificati).

Intorno a me volti tesi, a volte quasi impauriti; altri sereni, pronti alla passeggiata; altri ancora concentrati, alla ricerca della carica giusta per l'impresa da compiere. Io sono...

Senza alcun preavviso un colpo di pistola interrompe le nostre ansie e i nostri pensieri. Non può essere la partenza, non siamo pronti, le carrozzine sono ancora qui. "Fermi, non partite, non ancora!" urla qualcuno di noi. I top runner non si muovono, ma il popolo della maratona comincia a tentennnare e, sia da destra che da sinistra, i primi passi sono ormai mossi. Noi al centro non ci muoviamo, ancora, ma la falsa partenza è indubbiamente accettata. Partiamo in ritardo, dopo qualche interminabile secondo, con decine e decine di maratoneti già davanti a noi. Nella confusione del gruppone punto deciso sul margine, sul lato destro di Via Roma e, tra gli altri, sorpasso Alessio Dalessandro, mio compagno di squadra al CUS Torino. Per lui un esordio prudenzialmente programmato su un'andatura da 4'00" al km, in bocca al lupo!

Senza troppi problemi riesco fortunatamente ad uscire dalla calca. Ho perso di vista gli altri, ma non aveva senso cercarli nella marea di persone che avevamo intorno.

La seleziona naturale fa il suo lavoro, e al primo km all'appello non manca nessuno. Con un 3'31", sono in mezzo alle keniane, con Valeria Straneo, Emma Quaglia e Francesco Bianco. Con Francesco in questi ultimi mesi abbiamo condiviso qualche bel lungo finito in progressione, o qualche lavoretto in pista. Da lui oggi ci aspettiamo un bel risultato, forza Francesco!

Emma ha al suo fianco Luca Campanella, sembra intenzionato a stare con lei, si parlano in continuazione. "Non parlare troppo, stai concentrata". Come al solito non riesco a farmi gli affari miei, con la mia presunzione da maratoneta attempato. Emma borbotta qualcosa, l'ho sicuramente infastidita, un'atleta già in nazionale non avrà bisogno dei miei consigli! Mi riprometto di non dire più niente, ma vorrei restare con loro. Se questo è il ritmo, ci stiamo anche noi, l'assemblea ha deciso, è una motivazione in più per cercare di non perdere l'imbattibilità delle 2h30' in maratona. Adotto Emma, la sua maratona, il suo obiettivo.

Per qualche istante, a dire il vero, mi sfiora l'idea di seguire il gruppo delle keniane, della Straneo e di Francesco Bianco. Dopo i primi km sono ancora vicinissimi a noi, è una vera tentazione. Scaccio via il diavoletto e lascio vincere la prudenza, vorrei essere sicuro di finire, non accetto il rischio di un'andatura avventata.

Dopo un paio di "Forza Ale!", mi volto e vedo che nel gruppetto c'è anche Alessandro Giannone. L'anno scorso aveva condiviso con me almeno 25 km. Neanche per lui il 2012 è stato un bell'anno, e come me accetta per il momento questo ritmo più blando del solito.

Mi mantengo davanti al gruppetto, non so stare dietro, stare davanti è quasi un bisogno. Ad ogni km Emma legge ad alta voce il cronometro. Non siamo regolarissimi, ma non ci allontaniamo troppo dai 3'30". A volte non vedo motivi validi che giustifichino una variazione di ritmo, secondo me l'andatura era regolare. Altre volte è colpa mia, mi rendo conto che qualche leggera pendenza, o un tifo del pubblico più accentuato, alterano la mia velocità. E se aumento, "No, io non vado", il commento di Emma un paio di metri dietro mi richiama all'ordine. Rallento per non staccarli, non ho nessuna voglia di correre solo, devo stare con loro.

Al ristoro del 10° km ho la mia prima borraccia con le maltodestrine. Orgoglioso la vedo già da lontano. E' ben visibile sul primo tavolino, con la sua bandierina costruita con una bacchetta di plastica, e con il mio numero di pettorale in bella evidenza.

La punto già da parecchi metri, non rallento minimamente nell'avvicinarmi, e con grande sicurezza la afferro per la bandierina. Con la mia bottiglia a fare strike, sul tavolino è una strage di borracce. A me rimane la bandierina in mano, senza borraccia e senza zuccheri. Me ne rendo conto quando sono già qualche metro oltre, ma non voglio fermarmi, né tornare indietro. Chiedo mentalmente scusa ai volontari, sperando che la mia negligenza non abbia ostacolato Emma e gli altri del gruppo. Maledicendo la mia stupidità, riprogrammo i miei ristori: avrò un'altra borraccia al 20 km, e fortunata e saggia precauzione, ho con me altre due dosi di riserva. Decido che userò la prima intorno al 13° km, ma sarà fondamentale non commettere errori nel recuperare la seconda borraccia.

Mi riconcentro sulla corsa. Sono sempre qualche centimetro davanti ad Emma e Luca quando un ragazzo ci affianca e ci sorpassa. Nuovamente, come con il gruppo delle keniane qualche chilometro fa, anche adesso è forte la tentazione di seguirlo. E' più veloce di noi, ma di poco, molto poco. Non mi pare fosse con noi, deve arrivare da dietro. Abbiamo appena oltrepassato Nichelino, dopo aver lambito Moncalieri, e lascio perdere anche lui. Sto bene qui, non voglio seguirlo, abbiamo ancora tanta strada davanti a noi.

Respiro bene, e anche se le gambe non sono freschissime (e quest'anno non è una novità), per il momento sono abbastanza sereno. Ho azzeccato l'abbigliamento giusto per i 7 o 8 °C che ci saranno, e c'è anche un pallido sole.

"Dove?" Qualche incrocio non è ben segnalato, ed Emma ogni tanto mostra la sua preoccupazione nonostante la mia sicurezza nello scegliere la direzione. Farebbe bene a non fidarsi di me, con tutti gli errori di percorso della mia carriera!, ma oggi sono piuttosto deciso. Ho capito quale sarà il percorso, e riesco a trovare prima di lei le minuscole frecce appese ai segnali stradali o le tracce di vernice blu sull'asfalto.

Per un paio di km resto solo con Emma. Non ci sono più Alessandro né l'altro ragazzo che era con lui. Anche Luca è rimasto temporaneamente dietro. Si è fermato per andare in bagno, e deve impegnarsi per riportarsi sotto. E' ancora qualche metro dietro di noi quando al ristoro del 15° km lo aspetto per passargli la borraccia che Emma vorrebbe dargli. Quanto mi piace il viaggio di gruppo!

Con il passaggio davanti alla Fiat di Mirafiori appare Diego, amico e compagno di tanti allenamenti serali. Ci affianca per qualche centinaio di metri, il tempo di aggiornarmi sulla situazione: Francesco Bianco dovrebbe essere intorno alla decima posizione, io nei primi quindici uomini. Non stavo pensando alle posizioni, il punto interrogativo sull'esito finale della gara è ancora enorme, però mi fa piacere sapere che Francesco se la stia cavando bene, e non sarebbe male se io reggessi fino alla fine.

Tra il pubblico sento la voce e faccio in tempo ad inquadrare Roberto Crosio. Il suo 2h12'04" di Carpi degli anni '90 è lontano anni luce dalla nostra prestazione, ma lui fa ugualmente il tifo per noi.

Al ristoro del 20° km sto attento a recuperare la mia borraccia. Questa volta rallento, afferro saldamente il corpo della bottiglia e riparto. Stacco nervosamente il sacchettino con le maltodestrine, lo infilo nei pantaloncini e getto via la borraccia. Mi ricordo che avrei dovuto bere un po' d'acqua, si deve bere sempre, lo so. Faccio in tempo a sfruttare l'ultimo tavolo del ristoro e recupero una nuova bottiglietta per berne qualche sorso. Le maltodestrine, invece, devo conservarle, almeno fino al 25° km se voglio distribuirle bene.

Stiamo per avvicinarci al Parco Ruffini, siamo nel mio quartiere. "Sai che avremo la mezza maratona proprio sotto casa?". Nei mesi scorsi, quando era stato reso noto il nuovo percorso della maratona, Mimmo, il nostro giudice, mi aveva anticipato la notizia. "Meglio alla mezza che dopo, non vorrei avere la tentazione di fermarmi!".

Non sono fresco, ma non ho segnali fisici preoccupanti. Tendinite e contrattura reggono, ho sempre le gambe piuttosto pesanti, ma stiamo procedendo bene. E adesso, sotto casa, ci sarà anche Angela. Non ci vediamo da una settimana, ed è arrivata all'aeroporto di Caselle mentre noi ci preparavamo per cominciare a correre. Eccola lì, un tocco al volo, un bacio virtuale e arrivederci all'arrivo. Sotto casa c'è anche Elso e pochi passi dopo siamo a metà gara: 1h14'12", 3'31" di media, tabella di marcia perfetta!

Luca Campanella ha appena gettato la spugna, forse paga l'allungo a 3'20" al km necessario per riprenderci dopo il pit-stop di qualche chilometro fa. "Finché posso, sto con te", dico ad Emma, nel caso le servisse per tranquillizzarsi. "Dai, fino alla fine, stai sicuramente meglio di me", mi risponde.

Non so riconoscere i segnali del suo modo di correre. Ha un respiro pesante, ma l'ha avuto presto, non è sicuramente un indice del suo stato di salute. Non so se lei creda o meno a quello che mi ha detto, se le do veramente l'impressione di stare bene, ma sarei contento di farle compagnia più a lungo possibile. "Viene fuori un tempone", diceva poco fa, e sarei felice nel ricordare questa maratona non solo per il mio esito statistico - ancora una volta sotto le 2h30' o la prima volta oltre - ma anche per un risultato di prestigio di Emma, ormai la usa maratona è anche la mia.

Dal nulla sbuca Tito Tiberti. Era davanti a noi, nel gruppo di Valeria Straneo, ma non lo stavamo raggiungendo, perché è qui? Forse si era fermato, era a bordo strada e ci ha aspettato per ripartire con noi? "Quando mi sorpassi non essere impietoso", scherzava prima della partenza. Non pensavo dicesse sul serio e invece l'abbiamo raggiunto. Corre ancora un paio di km con noi, e poi anche lui molla, senza più energie mentali da spendere in una giornata negativa.

Siamo all'ingresso di Grugliasco e di colpo accuso una stanchezza infinita. Le gambe sono due macigni, la vista si annebbia. Emma è al mio fianco, ma faccio fatica a tenere il ritmo. Pochi passi e mi ritrovo dietro, non la tengo più, tendo a staccarmi. Abbiamo appena passato il cartello del 24° km e prendo le maltodestrine. Avrei voluto aspettare ancora, ma devo fare qualcosa, siamo lontanissimi dal traguardo.

Emma ha dieci metri di vantaggio: "... forse è stata una crisi momentanea... se mi concentro riesco ancora a correre con lei. Sì, dai... stiamo andando alla stessa velocità... anzi la riprendo e continuo al suo fianco". L'affianco al 26° km, ma devo subito ripianificare le mie energie e la mia condotta di gara. Non ce la faccio a mantenere questa andatura: se voglio pensare di finire la gara devo lasciarla andare. "In bocca al lupo, ci vediamo all'arrivo (spero)!"

Mancano 15 km, "meno di un'ora, non manca molto". Sono bravo a prendermi in giro, perché lo penso e me ne convinco.

"Tanto adesso mi fermo e passa tutto. Come ti fermi? Non puoi fermarti, stai correndo la maratona, ti fermerai all'arrivo".

Siamo in Corso Francia (da quanto?). Emma è lontana, sta raggiungendo, o forse lo ha già fatto, il ragazzo che ci aveva sorpassato a Nichelino, dopo il 10° km. Non si è mai allontanato troppo, non più di 150/200 metri, ed ero consapevole che con un finale decente l'avremmo potuto riacciuffare.

Guardo speranzoso i cartelli dei chilometri bramoso di accantonare un'altra pallina nel pallottoliere, ma siamo sempre lontani. "E' già il 30° km? Sì, è uno zero... dai siamo già a trenta... o no... non è uno zero, è un nove... siamo ancora al 29° km..". Vorrei piangere.

Max è qui a fare il tifo, sarà al settimo cielo per Francesco. Chiaffredo, in bici segue la maratona cercando di non disturbare, spostandosi dietro il pubblico o nel controviale quando possibile. Ogni tanto mi dice i passaggi dei vari km. Faccio fatica a credere alle sue parole. Io non guardo mai il cronometro, e lui continua ad elencare passaggi da 3'30"/3'32". Per il momento subisco, sono passivo, non posso decidere niente, né aumentare, né diminuire. Mi starebbe bene qualunque cosa, purché sia un altro km dietro le spalle. Voglio solo finire, sono deciso a finire, devo finire.

Sono una formica parsimoniosa, un piccolo chilometro dopo l'altro è la mia scorta per l'inverno.

Davanti al Palazzo di Giustizia ci sono Nino e Pasquale, non c'è invece la zia Nina: sono qui per me, spero di non apparire troppo stravolto. Intanto, è il momento di usare l'ultima scorta di maltodestrine. Abbiamo passato il 33° km, non esistono più riserve, si va fino all'arrivo.

"Forza Salvatore, sei il quarto italiano". Non riesco a riconoscere il tifoso. Oggi ho avuto un sostegno dal pubblico come non mai in tutti gli anni trascorsi a Torino, e mi dispiace non distinguere le persone. Ma alle diminuite capacità visive si aggiunge il torpore del corpo. Tutte le risorse servono per andare avanti. Non si spreca niente, nessun movimento laterale, neanche girar la testa per cambiare l'angolazione della visuale. Non è che non voglio farlo, non posso, non si muove più nessun muscolo diverso da quelli delle gambe e delle braccia. Gli unici movimenti possibili (per quanto ancora?) sono quelli che, passo dopo passo, mi fanno avanzare verso il traguardo.

Corso Galileo Ferraris, e laggiù, appannata dall'aria nebbiosa di Torino (o dai miei occhi?), la colonna e la statua di Vittorio Emanuele II. Non volevo sollevare lo sguardo perché sapevo che mi sarebbe sembrata lontanissima. E infatti è così. Quante volte ho percorso a piedi questo tratto per andare al lavoro. Possibile che fosse così lontana?

Sto raggiungendo il ragazzo davanti. Diventerei terzo italiano... E' più scoppiato di me e lo sorpasso nonostante questo mio stato pietoso. Non reagisce, va dietro, dalla classifica scoprirò che in realtà è un israeliano.

"Dai, che ne prendiamo un altro!". Chiaffredo è ottimista, vede davanti a noi un ragazzo di colore (o è una ragazza?) e spera che io lo raggiunga. "Non mi interessa... mancano ancora 5 km... un quarto d'ora... no... a questa velocità è di più".

Ed ecco tra il pubblico Roberto, il collega podista conosciuto nell'ultimo mese. Aveva promesso di venirmi a vedere ed è qui, anche lui a sbracciarsi e a incitarmi.

Guardo il cronometro per la prima volta dopo la mezza maratona, e cerco di fare una proiezione. Sembrerebbe ci sia quasi un minuto di margine per restare sotto le 2h30', rischio sul serio di riuscirci, stento a crederci!

Il ragazzo di colore è più vicino, dovrei pensare di raggiungerlo, saranno una trentina di metri. Forse lui è il decimo assoluto, e se non lo raggiungessi mi giocherei la top-ten per un posto. Il desiderio di provare a impegnarmi non riesce a trasformarsi in niente di concreto, non guadagno più neanche un centimetro, anzi. Non lo guardo più, siamo alla stazione di Porta Nuova, entriamo in Via Roma, ultimo chilometro. L'incitamento del pubblico è fantastico e in condizioni fisiche diverse sarebbe esaltante. Non c'è più adrenalina, non riesco ad aumentare l'andatura, sono veramente vuoto. Ho addirittura l'impressione di far peggio, di diventare ancora più lento.

Piazza San Carlo, 400 metri ancora. Dovrei vedere già l'arrivo, ma no, non guardo, non voglio rischiare che mi appaia ancora troppo lontano, come la statua di Vittorio Emanuele. Il pubblico è calorosissimo, vorrebe spingermi in questi ultimi metri. Adesso sono pronto per affrontare lo striscione d'arrivo, perché ce l'ho fatta davvero. Il cronometro scorre ancora per gli ultimi metri che mi rimangono, ma non può farci più nulla, ho vinto io, 2h29'47", ben 13 secondi al di sotto del margine delle 2h30'!

La maratona vera, invece, l'ha vinta Patrick Terek, ventiduenne esordiente keniano in 2h10'34", davanti ai connazionali Daniel Rono (2h11'40") e Jackson Kirwa (2h13'29"). Quinto Ahmed Nasef (2h15'11"), il marocchino che avevo battuto lo scorso luglio in salita, alla Biella-Oropa (ma era periodo di Ramadan).

La gara femminile è vinta dalla keniana Sharon Cherop (2h23'57"), davanti alla connazionale naturalizzata olandese Hilda Kibet (2h25'46") e a Valeria Straneo (2h27'04"). Bravissima Emma Quaglia che, correndo da sola la seconda parte di gara in 1h14'03" finisce, quinta tra le donne, in 2h28'15". Sprizza gioia da tutti i pori, senza rammarico per la New York City Marathon che non ha potuto correre due settimane fa. Si è migliorata di 3 minuti esatti, un'immensità, complimenti!

Bravo Francesco Bianco, per pochi secondi è 11° assoluto con il nuovo personale di 2h24'57", secondo italiano dietro Stefano Scaini (7° assoluto in 2h16'26"). Io sono 12° assoluto (non considerando le 6 donne che per la prima volta mi hanno battuto in maratona!) e terzo degli italiani.

Un bravo anche agli amici del Ruffini: Saverio Mittica (M45, 2h47'33"), Adelina Cernat (3h29'14"), Valeria Pires(3h49'10") e Shuela Curatola (3h50'58"), e agli altri che non ho saputo ritrovare in classifica. Alessio Dalessandro finisce in 2h40'56", ben al di sotto della media prevista di 4'00".

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Ultimo aggiornamento (Mercoledì 21 Novembre 2012 09:51)

 

Torino - Turin Marathon minuto per minuto

Maratona - Torino - 26^ Turin Marathon

torino22

E' stata una maratona di ottimo livello tecnico; deludente, non ce lo nascondiamo, per il riscontro cronometrico di Valeria Straneo, ma che ha lanciato Emma Quaglia nel gotha della Maratona italiana. Per il resto rimandiamo agli altri articoli di cronaca.


14.00 Già scaricabile la classifica parziale con i primi 1600 arrivati

CLASSIFICA PARZIALE IN PDF

12.10 Intervista di Stefano Scaini che ha dichiarato di aver pagato nel finale la fatica, Bragagna ritira fuori il tema della polemica del team Incerti nei confronti dell'escalation della Straneo, uno Scaini diplomatico dichiara che è tutta colpa dei giornalisti.

12.08 Arriva da Bragagna anche anche Valeria Straneo con i bimbi che l'aspettavano dopo il traguardo, Valeria dice " sono partita forte ed ho preso una mina pazzesca, era il 25° km., nel finale non sentivo piu' le gambe con gli ultimi 3/4 km. corsi a 3'40", il prossimo anno correrò prababilmente una sola maratona, forse i mondiali."

12.05 Emma Quaglia subito intervistata da Bragagna con Gigliotti che si spinge a dire che sarà in nazionale. Grande soddisfazione di Emma che ringrazia Berardelli il suo allenatore, dice che esser passata un po' forte alla mezza ma poi s'e' accorta che stava molto bene.

11.59 Emma Quaglia chiude alla grande in 2h28'15", FANTASTICA PERSONALE SBRICIOLATO!

11.55 Bragagna si dimentica della gara femminile, la Cherop va a vincere soffrendo nel finale in 2h23'57" mentre la Straneo e' stata superata dalla Kibet che chiude in 2h25'46", per la Straneo è la prima delusione dopo 2 anni incredibili, la Straneo è umana, chiude 3^ in 2h27'04", 4^ l'etiope Gebissa.

11.40 Terer va a vincere la gara in 2h10'34" mentre alle sue spalle Kirwa si ferma, Scaini in crisi mentre al secondo posto arriva Daniel Rono in 2h11'41", mentre si è rimesso in moto Kirwa che finisce 3° in 2h13'31", Nguse giunge 4° in 2h14'35", 5° Erre, 6° Ahmed Nasef in 2h15'12" poi Koech in 2h15'35", 8° Scaini in 2h16'27".

11.35 L'esordiente Terer raggiunge supera a doppia velocità Kirwa e si lancia verso la vittoria, la Cherop ha un vantaggio di 1'16" sulla Straneo, i vincitori sono ormai loro.

11.32 Kirwa sta per essere raggiunto da Terer, Baldini con grande lucidità analizza la situazione.
11.26
Bragagna interv
torino14ista Baldini ma in gara Terer sta guadagnando 10 secondi al chilometro nei confronti del leader Kirwa che è in difficoltà, siano al 37° km. con il leader che corre in 3'16". Tra le donne corre anche lei a 3'16" e si sta involando verso la vittoria con un vantaggio che cresce di km. in km. Straneo sta per essere raggiunta da chi la insegue.

11.15 Straneo saluta il pubblico sorridendo quindi non sta soffrendo, buon segnale, anche se dietro si stanno avvicinando. In campo maschile Kirwa comincia ad

torino10

avere qualche problema al 35 km. quando si è fatto pure il segno della croce. Passaggio al 30 km. per la Cherop in 1h42'47", Straneo a 1 minuto secondi, 1h45'32" per la Quaglia.

11.05 Il keniano Kirwa non vede il ristoro perchè coperto dal pubblico e si lamenta vistosamente con ragione con gli addetti. Ennesima promo dello sponsor da parte di Bragagna.

11.00 Valeria Straneo perde attimi importanti al ristoro dove si ferma a cercare la borraccia. (Nella foto il momento).

10.56 Attacco violentissimo di Sharon Cherop in testa alla gara femminile con la Straneo che continua sul suo ritmo regolare, a mio avviso la Cherop paghera' quest'azione troppo improvvisa ed anticipata.
10.54
Scaini torna su Nasef al 26° chilometro, al comando Kirwa sta correndo in 2'53".
10.45
Passaggio alla mezza maratona per le donne con Cherop e Straneo passate in 1h12'42" con la keniana che prende l'iniziativa ma l'azzurra pronta a reagire con gradualit
torinio8à dando dimostrazione di essere ancora una volta in grande condizione. Ottimo passaggio di Emma Quaglia in 1h14'18" (lo schermo RAI ha mandato in onda un cartello sbagliato).
10.35 Valeria Straneo e Sharon Cherop prendono il largo, siano quasi al 19° km. ed

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il ritmo cresce, mentre tra gli uomini passano in 1h04'25" alla mezza maratona con loro si rivede Tiberti ed il numero 46 di cui non conosciamo il nome. Il cronometraggio MyLaps - Sdam utilizzato oggi ha il limite di non fornire sul sito i passaggi in diretta cosi' come avviene per TDS. Passaggio per Scaini alla mezza in 1h06'08".

10.30 Scaini e Nasef raggiungono il keniano Rhono in sesya posizione, mentre in testa al passaggio dopo 20.500 metri un camioncino di servizio parcheggiato alla "Carlona" obbliga i leader della gara a dividersi sulle due carreggiate della strada, speriamo lo spostino.
10.25
Nella gara femminile ancora Straneo al comando, ancora sul ritmo 3'26", le altre sono ancora li ma non vediamo piu' Tito Tiberti mentre al fianco della Straneo c'e' il pettorale 46, dovrebbe essere un bresciano.

10.20 Cinque keniani in testa tra loro l'esperto Kirwa e c'e' il favorito Rono che si sta staccando, dietro di loro a debita distanza il marocchino Nasef e poi Stefano Scaini.

10.15 Gli uomini transitano al 15° km. in 46 minuti netti, al comando vari keniani, Scaini staccato, tra le donne ancora Straneo in testa a correre a 3'26 minuti atorino3l km., con lei 4 keniane.

10.00 Su RAISPORT 1 continua la diretta, la gara è comunque molto interessante con in testa alla gara maschile un nutrito gruppo di africani e l'azzurro Stefano Scaini. Emma Quaglia, giunta a Torino per migliorare il personale di 2h31', insegue il gruppo della Straneo ma dalle riprese non si coglie il distacco.

09.55 Valeria Straneo fa il ritmo seguita dalle keniane che fanno gara su di lei e non sono alla ricerca del crono, sappiamo che Valeria non soffre questo tipo di soluzione tanto è capace di fare gara a se, ritengo che sia la situazione migliore per lei, cioe' non deve preoccuparsi di seguire le altre ma solo di ascoltare le proprie sensazioni.

09.50 Stefano Scaini non trova la sua borraccia personale al ristoro e si lamenta con l'addetta, Bragagna non se ne accorge.

09.45 Noiosissimi commenti nei primi minuti da parte dei cronisti RAI, al quinto chilometro al comando solitario Stefano Scaini con i keniani che si avvicinano, passaggio per Scaini al 5 km. in 15'30 circa. Tra le donne Valeria Straneo al comando con la keniana Kerop, con loro Tito Tiberti.

09.35 La gara maschile è partita lenta sul ritmo di 3'15" al chilometro mentre le donne sono transitate tutte insieme al 1 km. a 3'35".
Franco Bragagna sta parlando delle vicissitudini della New York Marathon dicendo tra le altre cose che nessun tribunale potrà far finta di nulla di fronte alla richiesta di rimborso del costo del pettorale di chi ha non ha potuto correre la maratona.

torino109.30 partita la gara, grande attesa per la prova di Valeria Straneo che siamo certi avere nelle gambe un risultato cronometrico importante, speriamo riesca a mettere su strada il suo potenziale.

09.15 parte la diretta RAI TV su Rasport 1 con il gradito ritorno di Franco Bragagna. Podisti.Net non è presemnte con il suo fotografo in quanto l'organizzazione non è riuscita a trovare una moto per noi, peccato perche' di moto al via ne vediamo molte.
Tra le camere a disposizione della regia RAI anche un drone (praticamente un piccolo elicottero telecomandato) che, per quanto ne so io non dovrebbe poter volare sulle teste delle persone ed invece qui accade, non oso immaginare cosa succederebbe se cadesse sul gruppo dei podisti.

Alle 09.30 partirà la 26esima edizione della Turin Marathon che Podisti.Net seguirà minuto per minuto con aggiornamenti in diretta.
Schierate al nastro di partenza Sharon Cherop, dal Kenya, prima classificata all’ultima maratona di Boston, l'olandese ma keniana di origine Hilda Kibet e la piemontese Valeria Straneo, ottava alle Olimpiadi di Londra, alla sua seconda partecipazione alla Turin Marathon, dopo quella del 2000. “Ma le condizioni allora erano diverse -ha detto l’atleta alessandrina- sia in chiave personale sia per il percorso della competizione. Sono pronta a dare il massimo, mi ero preparata per la Maratona di New York, che purtroppo è saltata, e sono pronta ad affrontare la gara di domani con le mie migliori energie.”  Fra le azzurre anche l’atleta genovese Emma Quaglia.
Tra gli uomini le previsioni della vigilia sembrano prefigurare una gara impostata su due linee guida: un “derby” tra keniani ed etiopi e soprattutto una sfida tra alcuni nomi già noti (Daniel Rono e Nicholas Koech) e diversi debuttanti (i keniani Patrick Terer, Andrew Kimtai e l’etiope Seboka Niguse) che proveranno a continuare la felice tradizione della Turin Marathon che propone al mondo nomi nuovi che poi si affermano negli anni successivi sulla scena internazionale. Sul versante europeo da segnalare l’ucraino Oleksandr Sitkovskyy e l’italiano Stefano Scaini.
La Turin Marathon è trasmessa in diretta su Rai Sport 1 a partire dalle ore 9,15 e in streaming sul sito internet di Raisport 1.

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Ultimo aggiornamento (Domenica 18 Novembre 2012 18:08)

 

Sharon Cherop, vincitrice della Maratona di Boston, correrà la Turin Marathon

Maratona - Torino - 26^ Turin Marathon

Cherop Sharon New York 2012 Foto Roberto MandelliTurin Marathon comunica che in data odierna  si sono chiuse le iscrizioni dei top runners.

Conferma che, come detto ieri in conferenza stampa presso il Consiglio Regionale del Piemonte, era in attesa di verificare se gli atleti che aspettavano il visto sarebbero potuti partire.

A oggi, possiamo confermare che Sharon Cherop, vincitrice della maratona di Boston di aprile, sarà presente alla Turin Marathon Gran Premio La Stampa 2012.

Questa atleta chiude di fatto l'elenco femminile d'élite che ci consentirà di realizzare un evento che potrebbe essere, per quanto riguarda le donne, di straordinaria importanza.

Si ripete a Torino, ancora una volta, lo scontro Italia-Kenya con presenze italiane autorevoli come quelle di Valeria Straneo e Emma Quaglia che possono competere senza timore per la vittoria di questa Gold Marathon.

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Ultimo aggiornamento (Mercoledì 14 Novembre 2012 20:11)

 

Valeria Straneo alla Maratona di Torino

Maratona - Torino - 26^ Turin Marathon

Straneo Valeria New York 2012 foto Roberto Mandelli Era forse destino che il 2012 si chiudesse per Valeria Straneo là dove tutto era cominciato: a Torino, infatti, nel 2000, la maratoneta alessandrina aveva corso la sua prima 42 km e nel capoluogo piemontese tornerà domenica 18 novembre a disputare la Turin Marathon su un percorso quest'anno del tutto rinnovato. Ci ha messo lo zampino Sandy, l'uragano che a fine ottobre ha devastato le coste degli Stati Uniti costringendo gli organizzatori della New York Marathon ad annullare la gara che avrebbe avuto la Straneo tra le maggiori protagoniste femminili. "Decisione comprensibile-afferma la Straneo-ma comunicata troppo tardi". La tentazione più immediata era quella di chiuderla lì e dedicarsi a una bella pausa rigenerante ma sarebbe stato un peccato sprecare mesi e mesi di preparazione. Incoraggiata dagli ultimi test prima di New York che dimostravano una buona tenuta fisica, l'atleta del Runner Team 99 di Volpiano ha così rifinito la sua preparazione in vista della maratona di Torino, che diventerà così la terza maratona disputata nel 2012. Tanti i ricordi che la sosterranno nel giorno della competizione: Torino è la città dei suoi studi universitari, del suo debutto su maratona e sede di tante gare corse su strada. Valeria ha le idee chiare su come impostare la 42 km di domenica: "Non conosco il percorso di gara perché da quest'anno è completamente rinnovato, ma la mia idea è quella di correre una prima metà di gara prudente (ipotizzo un passaggio alla mezza in 73'/74') e una seconda parte della gara più veloce e in progressione. Bisognerà però anche tenere conto della condotta di gara delle altre ragazze e delle condizioni climatiche che incideranno sul ritmo che terrò". Potrebbe essere insomma la città della Mole a farle dimenticare la mancata partecipazione a New York e a regalare a tutti i suoi tifosi un altro giorno di grandi emozioni.

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Ultimo aggiornamento (Domenica 11 Novembre 2012 20:18)

 
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