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Ultra - Settembre 2012

Il mio Tor des Geants in ricordo di Bruno

Ultramarathon - Ultra - Settembre 2012

Campi_Claudio_Tour_de_Geants_2012Bruno Ranzone, di Novara, è un collega di lavoro diventato amico. Alla soglia della pensione, eredita da me la passione per lo sport, della bici in questo caso, e nel tempo il suo sogno diventa pedalare da Novara a Carpi (MO). Un tragitto fatto infinite volte in auto e che ora vuole simbolicamente fare in bici. Con calma, senza eroismi, il semplice sogno di un uomo passato anche fra le maglie dell’infarto. Si prepara con cura, chiede consiglio, si entusiasma vedendo i progressi. Finalmente si sente pronto ed organizziamo, prenotiamo, studiamo il percorso per stare su strade secondarie, ci siamo. Manca solo una settimana e sono alla maratona di Praga quando suona il telefono. “Bruno non c’è più”. Impossibile, abbiamo preparato tutto, sabato prossimo è il suo grande giorno e mi ha salutato appena prima di partire. “Claudio, Bruno non c’è più, se n’è andato”. Non ho nemmeno fatto in tempo a vederlo l’ultima volta. Il tempo passa fra incredulità e sconcerto.

Non avevo ancora preso in considerazione il Tor des Geants e, in un groviglio di pensieri, ho acceso la speranza di poterlo fare per dedicargli questa esperienza. Abitare in pianura non è certo un vantaggio. Significa sacrificare ogni fine settimana, partire il venerdì sera per il Trentino e stare sui sentieri il più possibile. Nei mesi estivi è difficile anche correre a casa la sera, viste le temperature. Un paio di mesi persi anche a causa del terremoto che ha colpito la mia zona. Anche se ridotte rispetto al previsto, riesco a recuperare qualcosa nelle ferie trascorse in Valle d’Aosta.

La partenza del TDG è un crescendo di emozioni. Un disabile in carrozzina mi saluta e incita. Ho vissuto altri momenti simili e per la sensazione che provo è come se mi dicesse: “Vai, vai anche per me che non ho la possibilità di farlo!”. Parto lentamente, cammino senza spingere. Ho buona esperienza sulle gare lunghe ma l’allenamento temo sia un po’ scarso. Passo il primo settore a Valgrisenche e continuo. Nella notte, sulle prime discese molto ripide, saltano entrambe le unghie degli alluci. Il momento è difficile e continuo inarcando i piedi per evitare il contatto, in salita non ci sono problemi. Senza soste arrivo a Cogne dopo circa 100 km e +8000 metri. In meno di tre ore mangio, curo i piedi, riposo, faccio colazione e riparto.

All’arrivo a Donnas ripeto la sequenza e riparto per il settore più duro, oltre 50 km con un dislivello di quasi 5000 metri. Per un mio errore di lettura del percorso, quando vedo Gressoney dall’alto, penso di essere quasi arrivato. A complicare le cose un paio di incontri sul sentiero che mi assicurano la continua discesa fino al paese. Ho tempo e mi riposo, vado tranquillo. Quando arrivo al ristoro e capisco l’errore sono quasi disperato. Ancora un colle da superare e poi una lunga discesa.

Parto e mi fermo più volte. Sono al limite con il tempo e temo di fare tanta fatica per nulla, ma penso di avere una possibilità e voglio giocarmela. Supero il colle e il fortissimo vento freddo che spazza l’altipiano, supero le allucinazioni da stanchezza, raschio il bidone delle energie ed arrivo alla base di Gressoney alle 0,30, mezzora prima della chiusura. Mi riassetto lo zaino, mangio e devo ripartire seguito dalle scope sul percorso.

La salita al rifugio Alpenzu è molto impegnativa, ma stanco come sono mi sembra verticale. Al rifugio riesco a riposare circa tre ore. Arrivo ai 2800m del Colle dei Pinter ed entro in una valle d’Ayas con i torrenti ghiacciati. Conosco e sono particolarmente legato a questa valle ed attraversarla in questa occasione è una emozione molto forte. Arrivo a sera nella base di Valtournenche con le gambe un po’ doloranti e sento il medico. Quadricipiti infiammati, ghiaccio, riposo e speranza…

Riparto dopo un paio d’ore, una gamba sta bene, l’altra meno ed in cima al primo colle cede. Continuo, si gonfiano gambe e piedi. In salita e in pari va anche bene, ma la discesa diventa difficile. Arrivo all’ultimo colle e scendere diventa difficile, soprattutto pensando che dovrò fermarmi. Nella lunga discesa mi faccio scattare una foto che dedico a Bruno. Avrei voluto farlo all’arrivo ma non sarà più possibile. Ho superato grandi difficoltà, ho resistito, quando ho avuto solo una possibilità mi sono impegnato per sfruttarla a fondo, sto bene e il supporto mentale è ottimo. Ormai cominciavo a crederci, sentivo che il traguardo era alla portata tanto più che, causa ghiaccio, il percorso era stato accorciato. Dopo 270 km e circa 20000 metri di dislivello positivo, a trenta km dal traguardo, sono costretto a fermarmi. Insistere sarebbe stupido, un inutile autolesionismo che potrebbe portare a conseguenze gravi. Fa male scoprire che amici e persone care, Natascia, Elga, Ivo, Anna erano già pronti per venire in valle ad aspettarmi all’arrivo sabato mattina. Avrei telefonato anche alla famiglia di Bruno nella speranza di poterli vedere.

Non sono arrabbiato, solo un po’ amareggiato dal mancato traguardo. Ho vissuto una straordinaria esperienza, sofferenza ed emozioni a livelli altissimi. E quale sarà il senso di tutto questo? Credo nella bellezza di regalarsi un sogno impossibile, scavando dentro se stessi per cercare quella forza e sensibilità che difficilmente emergono nel quotidiano. Io credo che tante persone vorrebbero vivere il loro sogno impossibile ma non ne avranno mai la possibilità, per mancanza di capacità o di volontà, o peggio per problemi fisici, di salute. Io credo che tante persone siano attratte da chi affronta cose particolarmente impegnative, perché magari inconsciamente, attraverso questi vivono il loro sogno fantastico. Io mi ritengo una persona molto fortunata per essere arrivato fino a qua e non solo per questo.

Un saluto a Giannino che amava lo sport e la montagna, fino a quando un’auto non lo ha visto. Ora il suo punto di vista è da una sedia con le ruote. Saluto Simone di Verona, da sempre e per sempre su una carrozzina con il papà ed uno straordinario gruppo di amici che lo accompagna alle corse. Saluto Simone Grassi (anche se non lo conosco personalmente) e con lui Alice, Sofia, Luca (amici dalla 100 km del Sahara) e tutti gli altri che sulla loro strada hanno incontrato la malattia.

Quello che vorrei riuscire a trasmettere dalla mia esperienza è l’assoluta necessità di credere sempre di potercela fare, in ogni momento ed in ogni condizione. Lottare sempre perché anche una sola possibilità può essere quella buona. Purtroppo questo non ci darà la certezza assoluta di arrivare, ma solo arrendersi senza combattere significa veramente perdere.

Ciao Bruno, una settimana ha negato il tuo sogno ed ora, trenta miserabili km hanno interrotto il mio. Ma noi abbiamo sempre lottato ed alla fine ci facevamo bastare quello riuscivamo a fare. Peccato non poterci fare ancora un paio di birre fresche.

Ciao Bruno.

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Ultimo aggiornamento (Venerdì 16 Novembre 2012 21:39)

 

Courmayeur (AO) - Le premiazioni hanno concluso il Tor des Geants

Ultramarathon - Ultra - Settembre 2012

Courmayeur_Tor_des_Geants_2012Tutta Courmayeur è in festa per i suoi giganti. Ai piedi del Monte Bianco sfilano i 392 finisher dell’edizione 2012 che, nonostante le avversità incontrate sul percorso, hanno saputo chiudere la loro avventura portando nel cuore la meraviglia delle montagne valdostane. Accanto a loro, tutta l’organizzazione al gran completo, con uno spazio speciale per gli ormai oltre 1200 volontari, veri motori e anima della competizione.

Il Tor des Géants ha mostrato il suo lato estremo, ma sempre mettendo al primo posto la sicurezza dei concorrenti. Mai sfidare la montagna: questa è la prima regola anche e soprattutto per chi in questa Valle vive e lavora quotidianamente al contatto con l’alta quota. Per alcuni rimane l’amarezza per non essere arrivati a Courmayeur, ma l’accoglienza e l’affetto che hanno trovato a Saint-Rhémy-en-Bosses, arrivo temporaneo del TDG 2012, ha ripagato tutti di qualsiasi piccola delusione.

Tra i più festeggiati al Jardin de l’Ange i vincitori Oscar Perèz e Francesca Canepa. Emozionante il racconto del vincitore Oscar Perèz, che ha dedicato alla moglie e una persona davvero speciale la sua vittoria: «Il signor Plat è stato fondamentale – ha detto commosso Oscar – mi ha ridato la forza quando non credevo di farcela. Un amico e un compagno di strada che non scorderò mai». Anche Francis De Stefani, 66 anni e ultimo finisher dell’edizione 2012 è stato tra i più acclamati dalla gente di Courmayeur. Il suo premio? Un Jambon de Bosses Dop, donato dal comune omonimo che ieri l’ha accolto e festeggiato come il primo classificato. Tutti i 392 finishers hanno poi sfilato sulla passerella dell’Ange, chiamati uno per uno al cospetto dei tantissimi radunati al Jardin de l’Ange. Una cerimonia che ha visto anche l’assegnazione dei premi speciali, promossi dai main sponsor e la proclamazione dei vincitori dell’Instagram Foto Contest, la gara di fotografie instagrammate che ha raccontato tutte le anime del Tor des Géants.

Un momento emozionante l’assegnazione del Trofeo delle Nazioni, che anche quest’anno è stato vinto dalla Francia. Sul podio Grégoire Millet, Christophe Le Saux e Laurent Gueraud a ritirare il “trofeo in miniatura”, mentre quello finale sarà poi esposto a Punta Helbronner all’apertura delle nuove Funivie del Monte Bianco: «Questa è una gara unica – ha detto Le Saux, terzo classificato al TDG – fatta di tante persone meravigliose. La Valle d’Aosta ha dato tutto e ha dimostrato di essere una regione fatta di gente speciale».

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Ultimo aggiornamento (Venerdì 16 Novembre 2012 21:40)

 

Accorsi e Barchetti: un Mondiale da ricordare, comunque e sempre

Ultramarathon - Ultra - Settembre 2012

Katowice_Nazionale_ITA_UltraIl sogno per tutti gli Atleti, inutile nasconderlo, è quello di vestire la maglia Azzurra.

E quel sogno, per Andrea Accorsi, si è finalmente trasformato in realtà e togliere l’amata tuta del Calderara Tecnoplast, per mettere quella color cielo della Nazionale al Mondiale ed Europeo delle 24 ore corso in Polonia, non è mai stato così bello; lo ha fatto anche la sua compagna di vita e di colori Monica Barchetti, anche se per lei era la 4^ convocazione.

I ragazzi, dopo la pausa del Mondiale delle 24 ore di Katowice (Polonia), sono tornati al loro lavoro ed alla loro tanto adorata Crevalcore, che si sta sforzando di rialzarsi dopo il sisma che ha provato a piegarla, senza riuscirci.

Abbiamo incontrato Monica e Andrea dopo un allenamento.

“E’ stata una gara molto faticosa – apre Andrea – in un posto stupendo sono riusciti a ricavare un tracciato purtroppo duro e con lunghi tratti su autobloccanti, cosa che ha messo in difficoltà molti di noi. Sarà un caso che a vincere sia stato Morton, specialista delle Ultratrail? Ma il percorso era uguale per tutti ed è su quello che ci siamo sfidati”

Quest’anno sono state ben 35 le Nazioni partecipanti, Africa compresa, con 248 Atleti al via; Monica e Andrea hanno sfilato venerdi 7 con gli altri 15 compagni di avventura.

“Per me era la 4^ volta – interviene Monica – ma l’emozione è sempre forte: quest’anno poi sono stata nominata Capitana e quindi è stata ancora più grande. Sapevo di essere in forma ma il risultato finale è andato oltre le mie più rosee aspettative”

Per la cronaca Monica si è migliorata in maniera incredibile, portando il suo PB dai 187,770 km di Seoul ai 210,640 km di Katowice, prestazione che nella sua categoria (W40) le regala il 3° posto in Europa ed il 4° al Mondo.

Andrea invece ha percorso 229,690 km, a soli 2 km dal suo PB, distanza che nella sua categoria (M45) lo colloca al 9° posto a livello europeo e all’11° in quello mondiale.

La squadra maschile si è piazzata al decimo posto nel Mondiale e all’ottavo nell’Europeo, mentre la femminile ha concluso all’ottavo posto nel Mondiale e al settimo nell’Europeo.

Il resoconto completo e dettagliato su questo sito a firma di Stefano Scevaroli, Coordinatore Tecnico federale Ultramaratona.

“Bisogna comunque dire – precisa Andrea - che per guai fisici sono purtroppo venuti a mancare le due punte diamante della spedizione, come Ivan Cudin e Monica Casiraghi, che stavano facendo una gran gara. Tutti noi abbiamo fatto più del possibile per onorare la maglia e infatti sono crollati due ns PB e ben 4 sono stati sfiorati”

“Questi primi 9 mesi sono stati per noi molto difficili – ci confidano Monica e Andrea – con tante avversità che hanno cercato di abbatterci ma abbiamo cercato di tener testa persino ad un terremoto. Tanta della forza che mettiamo in campo per combattere i problemi di tutti i giorni la dobbiamo anche alla disciplina che pratichiamo, quell’UltraMaratona che ci ha insegnato a tener duro in gara e nella vita. Il dolore e la fatica in gara sono lo specchio di quello che poi vivi quotidianamente; non serve vincere il dolore solo per terminare una gara se non trasporti lo stesso insegnamento per risolvere i problemi di tutti i giorni, per migliorarti. Questo ci ha insegnato la ns disciplina: la felicità del traguardo raggiunto”

“Questa immensa felicità raggiunta domenica mattina alle 12.00 – concludono Andrea e Monica - la vogliamo dedicare alle nostre famiglie, che ci sostengono con immenso affetto e sacrificio. Alla nostra società che da sempre ci sprona e a tutti gli amici che da casa soffrono insieme a noi, perché quando l'ultima goccia di sudore cade a terra e vengono meno le briciole di forza residue, sono la spinta che ci fa compiere quell'ultimo passo”

Personalmente vorrei ringraziare, oltre a Monica e Andrea, anche Annemarie Gross, Antonio Tallarita, Diego Di Toma, Gastone Barichello, Ivan Cudin, Lorena Di Vito, Marco Baggi, Maria Ilaria Fossati, Monica Casiraghi, Monica Molning, Paolo Rovera, Sara Valdo, Stefano Montagner, Virginia Oliveri, Vito Intini e tutto lo staff della Nazionale.

Avete provato a regalarci un sogno.

Ci siete riusciti, comunque.

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Ultimo aggiornamento (Venerdì 16 Novembre 2012 21:41)

 

Katowice (POL) - Campionato Mondiale ed Europeo 24 Ore su strada

Ultramarathon - Ultra - Settembre 2012

A Katowice sabato 8 e domenica 9 settembre, si sono disputati il Campionato Mondiale e quello Europeo di 24 ore su strada, con in palio i titoli individuali e per nazione.

248 sono stati gli atleti partiti in rappresentanza di 35 Nazioni, di cui 150 uomini e 98 donne. L'Italia si è presentata al via con 17 atleti, 9 uomini e 8 donne.

Il circuito di gara, lungo esattamente 1.544,87 metri e disegnato all’interno di un bellissimo parco, secondo gli addetti ai lavori si è rilevato problematico per una 24 ore, a causa del fondo stradale, costituito per diverse centinaia di metri da autobloccanti e quindi molto duro e in un breve tratto anche un po’ sconnesso. D’altro canto invece è risultato uno dei più belli a vedere.

La partenza è stata data come da programma alle ore 12.00 di sabato 8 settembre.

E’ stata una competizione di alto livello tecnico, con ben 21 prestazioni superiori ai 240 km, di cui 2 femminili e nella quale soprattutto i due vincitori hanno conseguito entrambi il record dei campionati del mondo: tra gli uomini lo statiunitense Mike Morton ha conseguito 277,543 km (precedente Yannis Kouros GRE 275,828 km nel 2001 a San Giovanni Lupatoto ITA), tra le donne la rappresentante della Repubblica Ceka Michaela Dimitriadu ha percorso 244,232 km (precedente Anne-Cecile Fontaine FRA 243,644 km nel 2009 a Bergamo).

Fra l’altro l’americano si è ora collocato al terzo posto nella graduatoria all time maschile, dopo il mito Kouros (303,506 km nel 1997) e il russo Denis Zhalybin (282,282 km nel 2006). Così pure la Dimitriadu si è portata al quarto posto all time tra le donne, dopo la primatista mondiale Mami Kudo (JPN - 255,303 km nel 2011), l’ungherese Edit Berces (250,106 km nel 2002 a San Giovanni Lupatoto) e l’inglese Elizabeth Hawker (247,076 km nel 2011).

In questo contesto stavano sicuramente dando la loro impronta anche i nostri due atleti più accreditati, Monica Casiraghi e Ivan Cudin.

Monica Casiraghi ha condotto la prima parte di gara evitando di seguire la partenza “a razzo” della giapponese Mami Kudo, che alla sesta ora aveva infatti un vantaggio sull’azzurra di oltre 1.600 metri: una scelta, quella di Monica, che le ha consentito all’ottava ora di sopravanzare la giapponese quando quest’ultima ha poi cominciato ad avvertire le conseguenze di un avvio troppo brillante (si ritirerà alla 13^ ora).

La gara di testa della brianzola è iniziata nell’ottava ora ed è durata fino quasi al termine della decima ora di gara, quando Monica ha cominciato ad avvertire i primi problemi alla schiena e alla spalla, costringendola prima a rallentare e poi a fermarsi definitivamente durante la 12^ ora. Sono convinto che senza questo problema Monica avrebbe conseguito una grande prestazione sulla distanza, se non la migliore. Si rifarà presto in Olanda l’anno prossimo, statene certi.

Ancor più avanzato il rammarico per Ivan Cudin, che si è dovuto fermare alla 18^ ora per un problema muscolare al soleo, dopo aver tentato inutilmente, con l’impegno dello staff medico e paramedico, di salvare una gara, che stava prospettandogli solo tre ore prima un epilogo di altissimo valore. Ivan era partito come da copione con una regolarità impressionante al ritmo di 12 kmh e così facendo era riuscito prima a portarsi in terza posizione nelle prime sei ore e a collocarsi poi stabilmente al secondo posto dalla 9^ ora di gara fino alla 16^.

Pensate che Ivan ha tenuto perfettamente i 12 kmh per ben 13 ore, per poi passare agli 11 kmh nelle successive. Notevolissimo a livello statistico è stato anche il passaggio dell’azzurro allo scadere delle 12 ore. La distanza certificata percorsa risulta di 143,672 km in 11h55’21” quando mancavano quindi ancora 4’39” dallo scadere delle 12 ore, non sufficienti a percorrere un altro giro, ma sicuramente per migliorare la Miglior Prestazione Italiana delle 12 ore. Ricordiamo infatti che questa MPI è stata conseguita nel 1991 a Moreuil (FRA) con 143,816 km dal grandissimo Boris Bakmaz, che rimane quindi in carica per soli 143 metri, che sarebbero stati sicuramente percorsi in quei 4’39” avanzati ……

Ho raccolto telefonicamente anche una dichiarazione del primatista Boris Bakmaz, che ha affermato con la signorilità che lo contraddistingue che sarebbe stato felicissimo di essere sostituito nella lista cronologica da un grande campione come il suo amico Ivan Cudin.

Nessuno può dire come si sarebbe evoluta la gara senza l’infortunio di Ivan, perché la prestazione del vincitore è stata di altissimo livello tecnico (media oraria finale di oltre 11,5 km), ma Ivan era stato lì a soli 15 minuti di distacco da Mike Morton dalla 10^ alla 16^ ora, quando poi il dolore ha cominciato a creare i primi problemi seri all’azzurro.

Molte le nazionali, come la nostra, all’asciutto di risultati, a partire dal Giappone che non ha conseguito nessuna medaglia e che schierava la Mami Kudo, primatista mondiale con 255,303 km (nel 2011) e Shingo Inoue, vincitore del Campionato del mondo del 2010; così come la Russia, davanti a noi tra gli uomini, ma dietro tra le donne.

Il percorso molto duro ha creato diversi contrattempi in diverse rappresentative, con molti ritirati, ma purtroppo anche per altri nostri azzurri. E’ il caso di Annemarie Gross, detentrice della seconda prestazione italiana di tutti i tempi (229,166 km nel 2010 a Brive), che ha avuto infatti anche lei un problema muscolare, che l’ha costretta nella 17^ ora all’abbandono, quando aveva già comunque totalizzato oltre 154 km nonostante l’infortunio le stesse dando fastidio da diverse ore. Tutti conoscono le doti di regolarità di Annemarie, indispensabili in questa specialità: sono convinto che avrebbe conseguito una prestazione di altissimo livello.

La squadra femminile, che si stava comportando complessivamente molto bene, ha dovuto fare a meno alla 19^ ora anche di Maria Ilaria Fossati, a causa di una contrattura muscolare. Pregevole la prestazione della milanese fino alla 14^ ora, in linea e con apprezzabile regolarità verso una prestazione proiettata sui 210 km finali, fino a quando ovviamente ha cominciato ad avvertire i primi segnali del risentimento muscolare.

Tra gli uomini uno dei primi a pagare lo scotto della durezza di questo percorso è stato Diego Di Toma che ha avvertito molto presto le prime noie, lui al tallone, e nonostante alcune soste per le cure dello staff, nulla ha potuto, fino alla ragionevole decisione dello stop. Peccato anche per lui, perché la sua condotta di gara era stata molto regolare sui suoi livelli attesi.

L’ultimo stop da segnalare (sei in totale tra gli azzurri) in particolare tra gli uomini è quello di Antonio Tallarita, anche lui molto regolare sull’andatura convenuta con i tecnici, ovvero i 10,5 kmh nelle primissime ore e poi successivamente dai 10 ai 9,5 kmh con i seguenti passaggi: 62 km alle 6 ore, 93 alle 9 ore, 122 alle 12 ore, 150 alle 15 ore; e le seguenti posizioni: 89° uomo alle 6 ore, 65° alle 9 ore, 56° alle 12 ore, 43° alle 15 ore. Una condotta di gara accorta la sua, che è proseguita fino alla 18^ ora, quando improvvisamente, fermatosi al “box azzurro” per una breve sosta, ha avuto un malore, dal quale si è riavuto prima grazie all’assistenza del nostro staff medico e poi definitivamente con l’ausilio dell’ambulanza dell’organizzazione. Per lui la gara è finita lì dopo 17h 30’, quando aveva totalizzato 173 km.

Ma ora passiamo alle note positive, direi decisamente molto belle, che hanno visto 2 migliori prestazioni personali (Barchetti e Montagner) e 4 sfiorati di pochissimo (Rovera, Accorsi, Oliveri e Valdo).

Iniziamo dalle donne per cavalleria con Monica Barchetti, capace di battere alla grande con la bellezza di 210,640 km il suo primato personale, sia quello ufficiale (187,770 nel 2008 a Seoul), sia quello riportato a Baselga di Pinè sempre nel 2008 (199,024) su percorso non certificato. Per lei un eccellente 19° posto nel Mondiale e il 15° nell’Europeo. Di notevole spessore mi piace mettere in rilievo sia l’atteggiamento tecnico dell’emiliana, regolare sui ritmi programmati, una qualità che ritengo fondamentale nella 24 ore; sia la determinazione e la volontà di ferro che l’hanno accompagnata, al pari del compagno Andrea Accorsi, nel periodo della preparazione funestata dall’evento sismico e da un lutto familiare. A Monica Barchetti sono stati assegnati anche i “gradi” di capitano della rappresentativa femminile.

Proseguiamo tra le donne con Monika Moling, al rientro nelle competizioni che contano, dopo la pausa dedicata agli studi e poi con successo alla laurea. Monika ha affrontato con cautela la gara, dove ha un personale di 202,425 km (2007 a San Giovanni Lupatoto) e ha ottenuto alla fine un incoraggiante 189,587 km che la riporta nelle classifiche internazionali (38^ nel Mondiale e 32^ nell’Europeo).

Ancora una donna sugli scudi, Virginia Oliveri, a distanza di quasi un anno dalla maternità della bellissima Camilla, per la gioia di papà Pablo Barnes, anche lui tra i protagonisti di questo mondiale con i colori dell’Argentina. Virginia ha dato dimostrazione di essere tornata ai suoi livelli con la ragguardevole distanza di 188,658 km a soli 1,5 km dal suo primato personale di 190,162 km (2010 a Brive) e il 39° posto nella classifica mondiale (33^ nell’Europeo). Anche su Virginia possiamo contare per un roseo futuro.

Quarta classificata azzurra, matricola alla sua prima esperienza internazionale, la veronese Sara Valdo ha confermato la buona impressione destata a Venezia nella primavera scorsa quando con 185,203 km conquistò il pass per il Mondiale. Regolarità e determinazione sono le sue caratteristiche, suggellate dai 184,656 km percorsi in Polonia a soli 547 metri dal personale. La condotta di gara anche per lei esemplare - a quattro ore dal termine aveva già percorso poco più di 160 km e correva da molte ore al ritmo di 7,5 kmh - la stavano proiettando verso i 190 km. Solo un piccolo calo nelle ultimissime ore le ha impedito di raggiungere quello che sarà ora probabilmente il suo prossimo obiettivo. Anche su di lei possiamo sicuramente puntare per il prossimo futuro.

La capolista per numero di maglie azzurre indossate, ben 26 tra 100 km e 24 ore, Lorena Di Vito si è avvicinata a questo Mondiale senza le consuete aspettative, a causa di alcuni problemi, tra cui un intervento chirurgico. Ricordiamo che nel 2010 aveva percorso 197,556 km e come personale può vantare un 206,190 km del 2004. La condizione imperfetta non le ha comunque impedito di passare a metà gara con oltre 95 km, ma poi si è ovviamente evidenziata nella seconda parte, consentendole un risultato finale di 160,996 km.

Passiamo ora agli uomini con l’eccellente prestazione di Paolo Rovera, classificatosi al 16° posto nel Mondiale e al 14° nell’Europeo, con 241,538 km a poco più di 1 km dal proprio personale (242,863 km). Anche a lui vanno i complimenti per una gara molto accorta e regolare, che l’hanno visto guadagnare posizioni pressoché sempre, fino ad entrare nell’eccellenza internazionale. Paolo era alla sua quarta esperienza nella 24 ore e guardate che tabellino di marcia invidiabile può ora vantare: 232,238 km nel 2009, 242,863 nel 2010, 227,563 nella primavera del 2012 (a Milano, come test) e ora 241,538.

Proseguiamo con Andrea Accorsi, classificatosi al 30° posto nel Mondiale e al 24° nell’Europeo, con 229,690 km. Niente male …. per una matricola al debutto in azzurro e a soli 2 km dal proprio primato personale di 231,586 km (conseguita nel 2010 a Grenoble). Anche per lui valgono le riflessioni fatte prima per la compagna Monica Barchetti e a lui vanno i miei complimenti per la giudiziosa condotta di gara, che gli ha consentito di essere il secondo italiano ai fini della classifica per nazioni.

Il terzo italiano a contribuire per la classifica di squadra maschile è stato il torinese Stefano Montagner, l’altro azzurro che è riuscito a battere il proprio primato personale, risalente nel suo caso al 2009 (224,591 km a Palermo), capace qui a Katowice di realizzare 224,611 km e conquistare il 39° posto nel Mondiale e il 30° nell’Europeo. Abbastanza buono il suo passaggio a metà gara con 118,9 km a dimostrazione anche per lui di un ottima condotta di gara.

Quarto tra gli azzurri, è stato il capitano della rappresentativa azzurra maschile, Marco Baggi. Con la distanza percorsa di 203,194 km si è piazzato al 67° posto nel Mondiale (52° Europeo), per la settima volta nella sua carriera sopra i 200 km. E’ stato uno dei più attivi e collaborativi al servizio dei propri compagni di squadra, sia nei momenti di difficoltà della gara, sia nelle giornate di avvicinamento all’evento.

Quinto tra i maschietti, si è classificato il pugliese Vito Intini, anche lui fresca matricola, con il risultato di 194,684 km. La prima parte di gara di Vito (112 km alle 12 ore), corsa con sufficiente regolarità, faceva pensare ad una proiezione quantomeno superiore ai 210 km, ma nella notte purtroppo le cose non sono proseguite così. Vista l’impossibilità di riportare una prestazione all’altezza delle sue aspettative, Intini si è messo al servizio della squadra, aiutando per diverse ore i colleghi soprattutto nei momenti più delicati. Questa fase, chiamiamola di recupero, ha consentito ad Intini a disputare l’ultima ora di gara a ritmi da 100 km, anche oltre i 13 kmh.

L’altro azzurro che non abbiamo ancora citato è il vicentino Gastone Barichello (capitano nell’ultimo mondiale di Brive), che ha percorso nella prima metà gara la distanza di 113,5 km, dopo la quale purtroppo ha fatto seguito una fase di calo, che gli ha impedito di tornare ai suoi livelli (a Brive 2010 aveva superato i 224 km).

Per dovere statistico, queste sono invece le distanza percorse dagli atleti che hanno abbandonato anzitempo:

Cudin Ivan: 188,474 km

Tallarita Antonio: 171,480 km

Gross Annemarie: 156,031 km

Fossati Maria Ilaria: 154,487 km

Casiraghi Monica: 115,865 km

Di Toma Diego: 101,961 km

Nelle classifiche per nazioni la squadra azzurra maschile si è piazzata al decimo posto nel Mondiale e all’ottavo nell’Europeo, mentre la squadra azzurra femminile si è classificata all’ottavo posto nel Mondiale e al settimo nell’Europeo.

Personalmente ho vissuto con l’altro tecnico Giorgio Marchesi e con questi atleti emozioni molto forti, a tratti travolgenti, sia durante la gara nei momenti più difficili per loro, sia alla fine nell’epilogo finale della gara.

Ovviamente i momenti difficili lasciano il segno, ancor più se costringono all’abbandono, ma tutti gli atleti (ripeto tutti) hanno affrontato da subito molto bene l’abbandono o la difficoltà fisica.

L’hanno affrontata con la pazienza tipica degli ultramaratoneti, nella speranza passasse, con molta saggezza, con la consapevolezza di avere al loro fianco uno staff preparatissimo e un gruppo di compagni di squadra, con un cuore grande come una casa.

Ho visto atleti rallentare, addirittura fermarsi ed attendere per sostenere e mettersi al servizio del compagno o della compagna di squadra in difficoltà.

Le condizioni logistiche erano veramente difficili per noi: lo spazio del box italiano era grande 5x3 metri e doveva ospitare 5 assistenti davanti ai tavoli dei rifornimenti, 2 medici e altre due risorse per l’allestimento del back-space; all’interno dello staff già citato operavano anche tre fisioterapisti; i 2 tecnici (io compreso) siamo stati costretti a posizionarci in altra zona per seguire la condotta di gara degli atleti, salvo un breve periodo di pioggia, che ci ha costretto ad entrare nel box azzurro. Ciò nonostante ho visto uno staff incredibile ed impeccabile per organizzazione, per professionalità e per abnegazione.

Concludo le mie analisi tecniche, confermando che sono contento e soprattutto fiero di questo gruppo di atleti e del loro impegno ed aggiungo riconoscente verso di loro per aver applicato con dedizione e cura tutti i nostri suggerimenti e direttive circa la condotta di gara.

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Ultimo aggiornamento (Venerdì 16 Novembre 2012 21:42)

 

Il Tor des Geants si conclude a Saint-Rhemy-en-Bosses causa ghiaccio

Ultramarathon - Ultra - Settembre 2012

Dopo un attento sopralluogo tecnico, a causa del ghiaccio formatosi intorno al Col Malatrà, questa notte l’organizzazione ha deciso di anticipare a Saint-Rhémy-en-Bosses il traguardo ufficiale della corsa, ovvero al km 303. Le condizioni meteorologiche al Colle (2.936m) ultimo vero ostacolo prima dell’arrivo a Courmayeur, hanno reso impraticabile il sentiero e non garantivano la sicurezza dei corridori in gara.

Al momento dello stop ufficiale, avvenuto alle 2.02 di questa notte, 73 concorrenti erano già transitati dal punto di controllo di Saint-Rhémy-en-Bosses, molti di essi avevano anche già tagliato il traguardo di Courmayeur nella serata di ieri. L’ultimo, a completare l’intero percorso del Tor con arrivo alla Piazza Abbé Henry è stato il valdostano e Guardia Forestale Mauro Stevenin, arrivato a questa mattina alle ore 7:02.

Per tutti gli altri atleti ancora in gara (328 trailers) invece, la corsa si concluderà dunque al punto di controllo di Saint-Rhémy-en-Bosses al km 303. Nessuna variazione invece per la cerimonia di premiazione, che sarà organizzata al Jardin de l’Ange di Courmayeur alle ore 11.00 di domenica 16 settembre.

Gli atleti saranno trasportati a Courmayeur con un servizio di bus navetta.

Erano le ore 2:02 di questa notte quando l’organizzazione del Tor des Géants, dopo un’attenta valutazione del terreno di gara, ha deciso di interrompere la competizione e fermare tutti i corridori in entrata a Saint-Rhémy-en-Bosses, eleggendolo come “nuovo arrivo ufficiale della manifestazione”. Il problema è nato dalla formazione di uno strato di ghiaccio al Col Malatrà, 2.936 metri di altitudine posizionato a meno di 20 km dal traguardo di Courmayeur: una condizione che non garantiva il passaggio in sicurezza dei corridori in gara.

Sono 73 i partenti che hanno raggiunto l’arrivo di piazza Abbé Henry di Courmayeur. L’ultimo, in ordine di tempo, il valdostano Mauro Stevenin, che ha tagliato il traguardo stamattina alle ore 7:02. Per tutti gli altri, la gara finirà a Saint-Rhémy-en-Bosses, dove l’organizzazione sta allestendo un nuovo arrivo ufficiale. Nessuna variazione invece per quanto riguarda la premiazione, che sarà sempre a Courmayeur, domenica 16 settembre, alle ore 11:00. Al loro arrivo a Saint-Rhémy, tutti i concorrenti saranno trasportati in bus a Courmayeur.

Fotografia della corsa

73 corridori arrivati a Courmayeur prima dello stop della corsa

73 corridori sono già arrivati a Saint-Rhémy-en-Bosses

255 corridori sono ancora in corsa verso la nuova linea d’arrivo

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Ultimo aggiornamento (Venerdì 16 Novembre 2012 21:47)

 
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