Recensioni: “Cinque cerchi e una stella” di Andrea Schiavon

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Libro_Cinque_cerchi_e_una_stella_Andrea_SchiavonCinque cerchi ed il sogno olimpico. La stella di David e tutto quanto questo simbolo ha significato negli ultimi ottantanni. La vita del marciatore Shaul Ladany ruota attorno a questi due simboli a cui aggiungeremmo volentieri un logo accademico, in omaggio alla sua lunga carriera universitaria, che si è sviluppata, come la sua esistenza, in giro per il mondo. 

Andrea Schiavon, in “Cinque cerchi e una stella” (Add Editore – 176 pagine – 14 €) ci narra la storia di questo marciatore partendo dalla sua infanzia e da tutte le peripezie che ha dovuto subire durante la repressione nazista, fino all’internamento nel campo di concentramento di Bergen Belsen, lo stesso inferno che ha inghiottito la povera Anna Frank e tanti altri compagni di sventura.

Fame, orrori, miserie umane. Pensiamo che siano passi del racconto molto istruttivi, da non dimenticare mai. Finita la guerra, non è che le cose siano andate molto meglio per la famiglia Ladany, ritornata a casa in una Belgrado dove al potere è salito il Maresciallo Tito.

L’avventuroso viaggio verso la terra promessa d’Israele è un altro dei tanti passaggi dove la vita di Ladany resta in bilico. Non sarà certo l’ultima volta. Dei tanti conflitti che hanno caraterizzato il medio-oriente, il protagonista non se ne perde uno, sempre pronto a ritornare a casa, come volontario e a sue spese, pur di difendere la patria.

Shaul è un uomo che non si ferma davanti a nessuna difficoltà, pronto persino a comprarsi il fucile per andare al fronte come a scrivere col pennarello “Israel” sulla maglia, visto che la federazione non gliene fornisce una…

Figurarsi se poteva spaventarsi nello sport, malgrado la lunga serie iniziale d’insuccessi sia nella maratona che nella marcia. Capace di allenarsi anche 14 volte alla settimana, coprendo distanze incredibili, si conquista meritatamente il biglietto per il Messico nel 68, ma sarà la rassegna del 1972, quella del massacro dei terroristi palestinesi di Settembre Nero nel Villaggio Olimpico di Monaco, l’esperienza che lo segnerà di più e durante la quale muoiono 11 suoi compagni di squadra. Lui, anche questa volta, ne esce miracolosamente indenne, come quando un tumore bussa alla sua porta. Troppo forte il marciatore Shaun Ladany per arredersi di fronte alle avversità della vita, sempre superate con perseveranza ed un filo d’ironia. 

rodolfo.lollini@podisti.net

Ultimo aggiornamento (Sabato 07 Luglio 2012 17:33)