Corri in tempi di crisi... se ci riesci!

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Le due storiche trasmissioni sull'atletica romana e nazionale, “Marathon” e “Atletica Atletica”, in onda in tutta Italia grazie alla tv satellitare, quest'anno non partiranno, o almeno non per ora e non con il solito calendario. Gli sponsor non coprono la spesa per la diretta di ogni puntata e le tv locali da cui sono messe in onda, strozzate dalle esigenze del digitale terrestre non osano di tasca loro. Il rischio sarà che il lunedì e il venerdì, giorni in cui erano trasmesse, non vedremo più le immagini delle gare regionali e nazionali e non sentiremo più i commenti sul nostro mondo podistico.

Che cosa sta accadendo è sotto gli occhi di tutti, ogni giorno, e noi, figli di uno sport povero ne paghiamo le conseguenze anche in gara. A Roma la situazione è chiara, costi dei pettorali che lievitano, contro servizi in gara che non cambiano di una virgola. Piste di atletica a pagamento, dal 15 settembre anche lo storico stadio delle Terme di Caracalla sarà accessibile solo con un abbonamento annuale, per non parlare del Paolo Rosi presso l’Acqua Acetosa già da tempo agibile previo acquisto di una quota annua. La domenica correre un 10.000 in famiglia, con moglie e marito, può costare anche 26 euro, per non parlare di tutte le spese collegate alla mattinata fuori di casa.

In passato, su queste pagine, abbiamo esaminato il costo annuale dell’atletica in Italia. La corsa dei prezzi iniziata dal 2010 non si è più arrestata. Siamo al punto in cui un 10.000 a Roma costerà fino a 20 euro a pettorale.

Fermare quest’avvitamento sarà necessario per il podismo nel nostro paese. Se gli sponsor si ritirano dal mercato è perché il mercato ha deciso chi ci potrà stare, è una legge non scritta, criticabile, ma alla quale non ci si può sottrarre. D’altra parte andare contro il mercato, è inutile e si resta schiacciati. In queste condizioni basterebbe decidere da che parte stare.

Gli organizzatori non hanno tutte le colpe, anche loro subiscono spese di gestione gare molto alte, mettici anche una Fidal che non sempre fa gioco di squadra. Ad esempio dove va a finire l’euro per arrivato che è versato nelle sue casse regionali? Il pensiero comune è che alimenti un mostro leviatano che si nutre di ciò che dovrebbe seminare, con il risultato di fare terra bruciata intorno alle piste di atletica.

A noi altri non ci resta che un valido strumento: poter scegliere, ma vi assicuro che a Roma sta diventando difficile anche fare una selezione. Spremere i tapascioni come una spugna ad un ristoro, non fa bene a nessuno, tanto meno al nostro sistema. Finirà che alle gare ci saranno sempre atleti senza pettorali o con pettorali fotocopiati, in barba a regole e al saper stare al gioco. Buone corse a tutti, speriamo.