Daniele Meucci - un balzo nella storia

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Fra uno spostamento e l’altro, da Palo Alto a Doha, riusciamo ad intercettare Massimo Magnani, reduce dalla trasferta che ha prodotto un esaltante risultato da parte di Daniele Meucci, rappresentante azzurro di un mezzofondo che a fatica tenta di lanciare segnali di ripresa.

Massimo sempre in giro! Ieri Palo Alto, domani Doha…

Da ragazzino qualcuno mi disse che da grande avrei fatto della strada: cerco di tenere fede….

Sì, però…

Mi rendo perfettamente conto della situazione, ma la mia vita è stata una sfida continua; qualche anno addietro alcune situazioni ed opportunità mi hanno portato a Doha, là si sono aperte nuove possibilità e sfide, appunto, che cerco di portare fino in fondo

Questo però ruba tempo agli atleti e magari ad altri impegni in Italia

E’ vero, ma quali prospettive vere ci sono da noi? Poi, come detto mi piacciono le sfide! Anche quella con Daniele lo è, e pur consapevole delle forti responsabilità che mi sono assunto, è una partita che voglio giocare fino in fondo, anche perché Meucci è atleta e persona dalla spiccata intelligenza e sensibilità, quindi, credo, sia un’esperienza da vivere fino in fondo.

Comunque i riscontri del lavoro sembrano essere buoni…

Va premesso che, consapevole dei miei impegni, il primo passo è stato quello di creare attorno a Daniele un ambito e un ambiente di lavoro che sopperisse alle mie assenze. In questo l’Esercito e “O Maggiò” Martelli (Fabio Martelli è il responsabile del Centro Sportivo Esercito ndr) sono stati determinanti, così come è il lavoro quotidiano che sta facendo Denise Cavallini, atleta, fisioterapista e tecnico che segue Daniele quando io non sono in Italia e che mi relaziona su quello che succede quotidianamente. Denise è stata “scelta” da Daniele ed io ho accettato subito di buon grado perché la conoscevo da precedenti esperienze agonistiche che mi avevano fatto capire che aveva la giusta sensibilità, conoscenza e competenza per integrarsi nel gruppo di lavoro e dare un contributo importante.

Avete, insomma, creato un Team in uno sport individuale

Sì, ma non è una novità! Abbiamo cercato di costruire attorno a Daniele le condizioni tecniche affinché fosse sviluppato il miglior lavoro possibile. Ognuno porta un mattone importante alla “causa”. Ruoli chiari, compiti ben definiti ed un unico obiettivo: la crescita di Meucci! Questo, fra l’altro, succede in tantissimi casi nel mondo! Solo chi non ha voglia di vedere la realtà, si chiude dietro al fatto che io non sono presente quotidianamente di fianco a Daniele e critica speculativamente “sull’allenamento per corrispondenza”. Nel mondo i casi di atleti seguiti da tecnici che non stanno sul posto, sono molteplici: basti pensare a quanti allenatori italiani e stranieri seguono atleti africani, ma basta guardare un po’ la mia storia di tecnico: quanti atleti che abitavano nella mia città ho allenato? Salvo qualche giovane, nessuno! Leone abitava a 800 km da Ferrara, Battocletti a quasi 3h di auto, Carosi, Toniolo, Bourifa, etc,…il più vicino, per distanza kmetrica è Pertile che abita nei pressi di Padova! Ci sono tecnici che abitano nella stessa città dell’atleta che allenano e magari lo vedono solo per gli allenamenti specifici, dicendogli addirittura: “scaldati, che poi io arrivo, appena sei pronto….”, magari, per propri altri impegni, lo vedono solo alla terza prova ripetuta….E’ forse questo un modo corretto di allenare un atleta, pur abitando nella stessa città??  

Vuoi, quindi, dire che la presenza dell’allenatore non è più fondamentale?

No, tutt’altro! Non sto dicendo che bisogna allenare per corrispondenza, ma dico che quando non sussistono le condizioni ideali, vanno individuati percorsi e modalità diversi, per arrivare comunque sviluppare al meglio le potenzialità dell’atleta. Bisogna cercare di percorrere tutte le strade possibili per arrivare a dare il miglior supporto all’atleta. Capisco anche le “resistenze” di qualcuno, ma non è una novità che il mondo dell’Atletica italiana, negli ultimi anni, sia diventato uno dei più conservativi in assoluto. Si è persa, infatti, la capacità di guardare oltre di vedere cosa succede nel mondo e di adeguarsi a nuove situazioni. Molti sono proiettati al passato, invece di guardare avanti e di cercare tutte le soluzioni possibili.

Comunque per tornare a Meucci, 27'32"86 è il quarto tempo di sempre in Italia, miglior europeo nelle liste stagionali...era prevista una serata come quella di Palo Alto? Fra l’altro Meucci è uno dei pochi atleti bianchi ad essersi espresso su valori che sono tipici dei corridori africani degli altopiani…

Per prima cosa, Daniele, dopo la gara mi ha detto: “in graduatoria ho passato gente che ha fatto la storia del nostro mezzofondo…ora devo essere alla loro altezza! E’ una responsabilità in più….!” La programmazione di Meucci era stata presentata alla Federazione fin dal novembre dello scorso anno e questa gara era la prima tappa di avvicinamento agli Europei e alle Olimpiadi di Londra. Da tempo si sa che a Palo Alto si corre in condizioni molto buone, quindi, con Daniele avevamo pensato di andare là, alla ricerca di una buona prestazione cronometrica, ma senza forzare i tempi della preparazione. I riscontri dell’allenamento dicevano che Daniele era più forte di quanto non avesse corso a Birmingham lo scorso anno (27’44”50 ndr), ma mancando le gare in pista non avevo la percezione esatta di quanto potesse correre, pur avendo la convinzione e l’obiettivo che potesse correre sotto i 28’00”. Il resto lo hanno fatto le condizioni climatiche, l’atmosfera del meeting e la classe di Daniele! La prestazione di Meucci fa capire che certi risultati sono fattibili anche dai corridori bianchi e per di più italiani, senza vivere o allenarsi in quota; serve solo avere una strategia adeguata, una programmazione rigorosa e un atleta con forti motivazioni ed ambizioni! Magari adesso c’è qualcuno che si sente confuso…., perché è diventato un luogo comune pensare e credere che certe cose “non sono più per noi”, ma “confondere le idee” in questo modo è davvero bello…!!

Meucci ha corso la seconda parte di gara decisamente più veloce della prima..., quindi, secondo te, può allora correre anche più veloce?

Daniele è arrivato a Palo Alto in condizioni buone, ma non massimali; ha condotto una gara ineccepibile dal punto di vista tecnico-tattico, lasciando intravvedere margini di progresso già per questa stagione, però bisognerà tenere conto che le gare che affronterà più avanti, saranno da correre in funzione del piazzamento, piuttosto che del tempo, quindi non è detto che migliori cronometricamente. Per quello che ho visto, Daniele ha ancora molti margini, se a Londra la gara dovesse svilupparsi su temi non troppo lenti e con pochi strappi, potrebbe anche scapparci un tempo migliore...

Coppa Europa dei 10000m, Europei di Helsinki, Olimpiadi di Londra. Come cambia ora lo scenario verso i principali appuntamenti agonistici della stagione?

Come dicevo poco sopra, la programmazione è stata impostata fin dallo scorso autunno ed in linea di massima non cambierà. Gli obiettivi di Meucci sono quelli di correre agli Europei di Helsinki sia sui 5000m che sui 10000m, con ambizioni importanti, quindi di gareggiare a Londra sempre sui 5000m e 10000m per fare una buona prestazione su quest’ultima distanza e provare a centrare la finale su quella più corta come successo a Daegu.

Non è, forse, un progetto troppo ambizioso?

No, credo di no! Credo sia alla portata di Daniele. La storia dei nostri migliori corridori e mi riferisco ai Cova, Antibo, Mei, Panetta, etc,…., ci insegna che loro non avevano problemi a doppiare le gare e a correrle più volte nella stagione, perché per Meucci si dovrebbero creare questi problemi? Quando un atleta si allena con l’intensità, l’impegno, la determinazione e la motivazione di Daniele, perché limitarlo nella sua espressione finale, cioè le gare?? Oggi Meucci è a Portland con il gruppo di Alberto Salazar per stare con un Team di alta qualità e per capire cosa fanno alcuni dei migliori atleti del mondo (fra loro Galen Rupp e Mo Farah); ha voglia di scoprire cose nuove e di ambire a traguardi importanti: perché dovrebbe essere limitato a gare speculative? L’Atletica va vissuta nella sua totalità, confrontandosi apertamente col mondo!

Quali allenamenti ti hanno fatto capire, nell'immediata vigilia che la California poteva regalare qualcosa di importante...

I segnali erano diversi. Dalla continuità del lavoro dopo l’infortunio di dicembre scorso (microfrattura al malleolo, ndr), alla determinazione nell’allenamento, alla capacità di analizzare e raccontare le proprie sensazioni, dopo gli allenamenti. Erano segnali che mi dicevano che Daniele era più forte dello scorso anno. Poi una prova su tutte, anche se all’apparenza, negativa: la gara di Ala dei Sardi. Avevo detto a Daniele di correre con gli atleti keniani per quanti più km poteva, senza curarsi del piazzamento e del risultato finale. Era importante capire “a che punto eravamo”. Daniele ha interpretato così quella gara, “saltando” dopo circa 6 km (9° al traguardo, ndr). Io, però, avevo capito su quale aspetto dovevamo lavorare nell’ultimo mese, lui tornò più motivato del solito (“non ho saputo durare fatica! Devo pretendere di più da me stesso”, mi aveva detto) e l’ultimo mese è stato un crescendo continuo della condizione fisica e mentale. Da ultimo la gara di Dublino, dove Daniele, nei primi km aveva cercato di seguire Bekele…, al ritorno a casa, pur avendo perso da Lamdassem, mi aveva detto: “in gara, dopo aver capito che stare con Bekele mi avrebbe portato al suicidio, mi sono adeguato al ritmo degli altri ma, pur facendo io l’andatura, passeggiavo; mi sono distratto nella volata finale, ma non succederà più….!” Erano presupposti importanti, segnali positivi che “l’Ingegnere” c’era!

Adesso?

Una gara su strada a New York il 12 maggio, contro i maratoneti americani che correranno a Londra, poi Coppa Europa dei 10000m, per studiare gli avversari e per provare qualche azione tattica in funzione di Helsinki; qualche 3000 e 5000 per completare la preparazione e conseguire il minimo A sui 5000m per Londra, poi lavoro, lavoro e ancora lavoro. Per corrispondenza, naturalmente….!!

Inevitabile la domanda, e la maratona?

Sono sempre 42,195 km…..! Vediamo come andrà ad Helsinki e a Londra, poi cercheremo di capire cosa succede lavorando molto a lungo, faremo una serie di valutazioni funzionali per capire come lavora il motore di Daniele nell’allenamento lungo, continuo ed intenso, quindi tireremo le somme e vedremo se e dove fare delle esperienze. Solo al termine di questo percorso decideremo se la maratona sarà una tappa fondamentale o complementare della carriera di Meucci.

Grazie Massimo e un grande in bocca al lupo a Daniele

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(Foto di Roberto Mandelli - Podisti.Net)

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Ultimo aggiornamento (Giovedì 03 Maggio 2012 15:38)