Sergio Bezzanti e la RUN5.30 in carcere a San Vittore

Rubriche - Interviste
Era due settimane che, il lunedì sera, vedevo su FB che Sergio Bezzanti, il “papà” della RUN5.30, pubblicava il “ Diario da San Vittore” un breve racconto sulla sua esperienza all’interno del carcere di San Vittore a Milano.
Con Sergio ci siamo visti lunedì scorso, al termine del suo terzo “allenamento” con alcuni ospiti del carcere, e davanti a un cotoletta, mi sono fatto spiegare meglio di questa nuova, ennesima, loro iniziativa:
Portare la filosofia di RUN5.30 in carcere, era uno dei miei desideri da quando è nata (2009) poi, Ilaria Scauri, un'educatrice del Carcere che partecipò alla 5.30 di Milano quest'anno, ci chiese se avessimo voluto parlare di questo evento ai ragazzi detenuti a San Vittore e, il 15 ottobre, abbiamo iniziato questo progetto condiviso dalla Direzione.
Ogni lunedì, alle 9, siamo a correre e camminare con Simone, Matteo, Vittorio, Giuseppe, Marco, Maksim, Francesco, Atak, Nabil, Latzlo, e Omar; questo succederà fino al 19 novembre quando correremo una vera RUN5.30 (però alle 9 del mattino) con tanto di t-shirt personalizzata.
Insieme alle educatrici, incontriamo un gruppo di ragazzi (19-25 anni) che hanno deciso, volontariamente, di aderire al progetto. Penso che uno dei motivi che li ha 'mossi' sia vedere che, chi parlava loro, viveva l'esperienza di ciò che diceva.
Prima la teoria e dopo la pratica. Ci siamo conosciuti poi, abbiamo cominciato a correre/camminare. Si parla a 'flash' (impressioni, immagini che passano nella mente)... delle loro giornate, della corsa, di cosa fanno e cosa vorrebbero fare.
RUN5.30 è un'attività fisica, ma è soprattutto la dimostrazione pratica di un punto di vista differente sul come affrontare la giornata e, in generale, la vita; l'obiettivo è far scoprire loro che la realtà non è mai una sola.
Questi ragazzi hanno ancora la possibilità di costruire la loro vita, hanno una grande energia, quell'energia che tanti ragazzi, fuori, si sognano... ed è sufficiente far accendere in loro una scintilla per dare avvio al cambiamento.
Il contesto è davvero 'unico' e quasi impossibile da descrivere per chi non l'ha mai provato; ogni azione e ogni attività deve essere approvata e controllata, gli spazi sono minimi e gli ambienti sono quelli che sono, però sentiamo che dentro di loro c'è ancora tanto spazio per scrivere il futuro. Quando ci siamo infilati le t-shirt RUN5.30 è stata una bella emozione: chi correva, chi camminava, chi si fermava un attimo per rifiatare ma, in quella mezz'ora, eravamo un gruppo consapevole di ciò che stava accadendo, in mezzo a mura alte e grigie, ma con il cielo azzurro sopra di noi... alcuni hanno avuto subito questa sensazione altri l'avranno in seguito ma, quando hai la disponibilità (mentale) a far sì che le cose succedano, senti che non puoi più fermarti, devi andare avanti e continuare a correre.”

La cotoletta è finita, Sergio ha un appuntamento per le prossime RUN5.30 e io devo tornare in ufficio, ma ci torno consapevole che al lunedì mattina, ancora per alcune settimane, a San Vittore alcuni ragazzi vivranno un’esperienza importante per il loro futuro.