Giza (ET) - 8^ Sahara Race

Ultramarathon - Ultra - Novembre 2012

Si è svolta  in Egitto l'ottava edizione della Sahara Race, gara estrema di 250 km in autosufficienza alimentare, con la partecipazione di ben 140 concorrenti provenienti da 36 nazioni. Unico atleta a difendere i colori azzurri, Giuliano Pugolotti, il "desert runner parmigiano" che ha tagliato il traguardo sotto le piramidi di Giza al terzo posto di categoria completando  la distanza in 43 ore e 5 minuti.

Pugolotti ha così portato a termine il suo quattordicesimo deserto, un numero impressionante che pochi atleti al mondo possono esibire nel proprio palmares. La gara, si è svolta su un percorso durissimo reso ancor più difficile da una perturbazione che ha portato la temperatura diurna stabilmente tra i 49 ed i 50 gradi! Molti i ritiri, anche se mai come in questa occasione la Sahara Race ha avuto al via concorrenti globalmente così competitivi. Ecco le impressioni di Giuliano Pugolotti appena tornato da Il Cairo.

Raccontaci la gara.

La corsa è partita da Wadi- Hitan  su un percorso durissimo con sabbia molto soffice e difficile per continuare lungo la le piste che portano all'oasi di Al Fayoum. 250 chilometri di deserto selettivo che hanno messo in crisi molti concorrenti. Il mio obiettivo era di chiudere nei primi 3 di categoria e sono davvero molto contento di esserci riuscito.

Dopo 14 deserti avrai fatto l'abitudine.

Sono tanti anni che corro e sinceramente quando penso che ho attraversato 14 deserti non mi sembra vero. L'esperienza aiuta moltissimo, e anche in questa occasione ha avuto il suo peso soprattutto nel gestire la temperatura diurna fissa sui 49/50 gradi per molte ore al giorno. Spesso pensi di non riuscire a sopportare tanto calore, ma poi l'esperienza mi insegna a tenere duro. Non mollare mai.

Avevi una bandiera speciale questa volta al traguardo.

Volevo utilizzare questo evento per ricordare il terremoto che colpito l'Emilia. Molti si sono dimenticati, ma i segni sono ancora lì. Il mio slogan nelle corse è: "Sudore Sabbia e Cuore", che per molti aspetti si associa all'energia che occorre per ripartire e ricostruire. E' un segnale a cui tengo moltissimo.

Negli ultimi quattro eventi a cui hai partecipato sei sempre stato l'unico italiano al via. Come mai?

Quando mi iscrivo non so mai chi partecipa ma guardo solamente alla qualità ed alla difficoltà della gara. Personalmente più è difficile più mi piace. Forse non tutti la pensano così.

Dopo quasi nove anni di corse nei deserti come fai a rimanere a questi livelli?

Devo tutto alla mia famiglia che  mi dà l'equilibrio la forza e la serenità di continuare. Il mio approccio alle corse è fatto di passione, fatica e semplicità e racconta molto del mio carattere.

Sudore Sabbia e Cuore: la mia gara dedicata all'Emilia.

Mentre tagliavo il traguardo sotto le piramidi di Giza al Il Cairo dopo 250 km delle Sahara Race  mi sono  passati per la mente in un flash tutti quegli attimi fatti di tensioni e paure che avevo vissuto in quei maledetti giorni di fine Maggio, quando l'Emilia si è accartocciata sotto i colpi di una forza tremenda. Ricordo la telefonata di mio padre con la voce ancora tremolante  e rotta sopravvissuto  per pochi attimi al crollo di un magazzino di formaggio della bassa reggiana, perché giunto in ritardo ad un appuntamento fissato molti giorni prima. E il volto di un bravo ragazzo che lavora con me che in una mattina ha vissuto il dramma della perdita della casa del padre, crollata sotto i colpi di una terra impazzita. Quelle espressioni sul volto me le ricordo bene. Questi sono stati i giorni che mi hanno segnato nel profondo. Durante la corsa nel Sahara me le sono portate con me queste immagini che si sono  accese in modo violento alimentate come un fuoco  da un'  emozione incontrollata negli ultimi metri  prima del  traguardo sotto le piramidi di Giza. Erano giorni che volevo sventolare quella bandiera, che volevo urlare al mondo Forza Emilia. E' un mix di liberazione e  di rivincita verso la sorte  per dire che noi siamo ancora qui più forti di prima.  Sono passati pochi mesi ma molti si sono già dimenticati delle conseguenze una volta spenti i riflettori. Anche per questo  volevo rimandare questo messaggio al mondo io che non ho molte possibilità di comunicare se non attraverso le mie gare, consapevole che sto buttando un pugno di sabbia in uno spazio grande come il Sahara. Ma lo voglio fare comunque con tutto il mio cuore e la mia forza per mandare un segnale di positività e di voglia di riprendersi quello che pochi secondi, in Maggio, ci hanno tolto. La sorpresa tornando a casa è stata nel vedere le mie foto al traguardo. Ero in balia di queste emozioni tremende e per molti versi tristi, ma sul mio volto in ogni foto c'era il sorriso. Mi sono detto che questo è  secondo  il mio punto di vista l'essenza dell'essere emiliano. Anche nel momento più difficile, l'emiliano un sorriso o una battuta te la tira fuori con il cuore. Perché essere positivi è nella nostra natura. Il mio slogan è "Sudore, Sabbia e Cuore" e lo porto con me da quando corro nei deserti. Ironia della sorte, lo abbino con i sentimenti di una nuova ricostruzione . Io che sono emiliano da almeno  quattro generazioni ho attraversato per 14 volte i deserti nella terra ed ho scoperto proprio qui, partendo da un evento negativo, che quella bandiera "L'Emilia nel cuore" sventolava da sempre  dentro di me, attaccato a queste radici che sono la nostra vera forza che va oltre qualsiasi evento.

 


 

Ultimo aggiornamento (Lunedì 19 Novembre 2012 12:12)