In margine alla Lago Maggiore Marathon

Piemonte - Primapagina

Caro direttore, ho letto la piccata replica alle mie considerazioni di Paolo Ottone, organizzatore della Maratona del Lago Maggiore, in risposta alle mie poche righe “contro corrente” sulla corsa stessa. Contro corrente, appunto, perchè invece di unirmi agli ossequiosi e acritici commenti degli organi locali, volevo semplicemente mettere in evidenza il disagio di molti automobilisti alle prese con la statale del Sempione chiusa al traffico per alcune ore in un tratto di una trentina di chilometri: e non pensavo si trattasse di un reato di... lesa maestà. Poi, però, leggo che anche Ottone sta pensando a qualche innovazione di carattere logistico e allora mi sento più tranquillo.
Mi ero semplicemente permesso di fare due osservazioni che ritengo fondamentali: la prima riguarda i trenta chilometri di distanza tra Arona e Verbania, ovvero tra il punto di partenza e quello di arrivo. Ovvio che, non potendo “avvicinare” le due città, nè potendo presentare una maratona a circuito chiuso, gli organizzatori dovranno pensare a snellire le operazioni di arrivo e partenza dalle varie città: operazioni che vanno complicandosi se si continua ad inserire “surrogati” di maratona come, staffetta a parte, la mezza da Arona a Stresa e la tre quarti da Arona a Feriolo. Chiaro che le “aggiunte” portano più concorrenti (e maggiori incassi), ma anche la Maratona del Lago Maggiore, in quanto tale, dovrebbe prevedere “soprattutto” i 42 km; altrimenti già dal prossimo anno qualcuno potrebbe suggerire, per esempio, anche una Arona-Dormelletto in andata e ritorno, oppure una Solcio-Lesa per baby maratoneti e, perchè no, magari anche una Feriolo-Fondoce con immagini di repertorio del ponte sul Toce (forse meno elegante di quello di Brooklyn ma capace comunque di suggerire naturalistiche meditazioni). Il secondo punto riguardava il calo dei partecipanti alla Maratona del Lago Maggiore, sempre quella dei 42 chilometri (non ci sono maratone su distanze diverse, almeno per il momento). Dai risultati delle classifiche è emerso che solo in 667 hanno avuto l'ardire di correre o camminare per 42 km: pochi, troppo pochi. E questo è stato un dato molto negativo, che non va “mascherato” con il numero dei presenti sulle altre distanze. Sinceramente sono rimasto sorpreso, aspettandone almeno mille per una maratona tanto reclamizzata e pure già collaudata. Evidentemente, mi vien da pensare, chi “assaggia” non sempre ritorna sul lago Maggiore.  Probabilmente anche questo potrebbe essere solo un dettaglio. L'importante è che arrivi gente. Anni fa, un organizzatore di corse (che oggi, fortunatamente, ha cambiato mestiere) mi disse testualmente: “Quando organizzo una maratona, non importa dove e quando, a me interessa solo la presenza di duemila concorrenti che versino cinquanta euro a testa. Con questi numeri raccolgo centomila euro, in pratica duecento milioni di vecchie lire, così sono tranquillo e vivo bene fino alla prossima competizione”. Non è, sia chiaro, il caso della Maratona di Verbania.
Tuttavia sarebbe pericoloso credere e sperare che sport e turismo vadano sempre e comunque d'accordo. C'è l'esempio della città di Arona, ex tempio del ciclismo professionistico, al quale i commercianti aronesi hanno in pratica dato l'ostracismo dopo aver constatato che durante le corse nessuno entrava nei negozi, mentre le strade, riservate ai corridori, impedivano anche il normale flusso di viabilità e transito. Correre (a piedi) è molto bello, ma farlo lungo la statale del Sempione, siamo sinceri, non è per tutti il massimo della felicità. Ci ho provato anch'io, un paio di volte. Poi ho lasciato perdere, preferendo i prati e i boschi del Vco, tra le capre di Carcegna e gli asini del Montorfano e dell'Alpe Vercio. Lassù, almeno, nessun commerciante si lamenta e nessuno automobilista... rimane in coda.
Cordialmente