Purtroppo, i presupposti sono assenti, dal martedì successivo alla RomaOstia, il 28 febbraio 2012, sono di nuovo fermo. Purtroppo la lesione muscolare occorsami tra il primo gennaio e la Befana è arrivata al livello di non sopportazione, pertanto stop ed antiinfiammatori per almeno 5 giorni. Purtroppo, su consiglio del coach Luca De Dominicis, i giorni di stop diventano tredici in quanto i problemi non sembrano risolversi! Riprendo il lunedì precedente alla maratona, con ormai la rifinitura saltata, il che equivale a non avere preparazione specifica alcuna.
Illuso dal fatto che miracolosamente sono riuscito ad effettuare il lunghissimo, previsto nella gara del “Giro del lago di Bracciano”, saltata per maltempo il 12 febbraio scorso, e dal fatto che fino ad allora ero riuscito ad effettuare più o meno tutto il programma, decido di schierarmi lo stesso alla partenza della maratona di Roma.
Perché? Beh, è la diciottesima edizione, quella della “maggiore età”, inoltre ritengo di avere sufficiente esperienza per mettermi alla prova nel gestire ogni tipo di difficoltà e, non ultimo, sono ben 4 anni e mezzo che non prendo parte a maratone a causa di una serie di sfortunate circostanze che mi hanno tenuto lontano dalla regina delle corse podistiche su strada!
Va be’, la taglio corta, la vera motivazione è che quest’anno la maratona cade nell’esatto giorno del centenario della nascita di mio padre, nato il 18.3.1912! Nelle condizioni in cui sono, con tutti i problemi fisici che mi hanno attanagliato recentemente, è questa l’unica motivazione che mi può portare a percorrere i 42,195 km della corsa più appassionante del mondo!
La lesione muscolare, una lesione della guaina del muscolo retto femorale, che in contrazione mi fa vedere le stelle in quanto le fibre muscolari si affacciano all’esterno premendo sulle pareti interne della sede del muscolo, non è guarita, ma va meglio. Se parto senza esagerare, forse posso “rischiare” di finire la maratona senza crack permanenti. Si va.
Potevo farmi mancare il problema influenzale? No! Infatti, negli ultimi 8 giorni, ho anche problemi respiratori non indifferenti, con tosse, raucedine e catarro.
A chiudere il discorso “medico/sanitario” il fatto che, martedì 13 marzo, ho anche fatto una donazione di sangue! Ben 450 millilitri di sangue che non ci sono più! Per chi non lo sapesse, alcuni elementi del sangue, per essere rimpiazzati, necessitano anche di oltre un mese!
Bene! Terminato il bollettino medico, diciamo che questa domenica, tutto a parte, la missione è arrivare, comunque e quantunque! Non interessa il tempo, non interessa il rischio di peggiorare le mie patologie in atto, devo arrivare! Devo arrivare per lui, per colui che mi ha dato la vita, per colui che era solito fare imprese “pazze” che mi hanno fin da bambino intrigato e spinto all’emulazione. Due tra tutte: le scalate sul Monte Gorzano e i 165 km in bici da Roma ad Amatrice (frazione Preta), con le bici di allora, con le strade di allora!
Per l’occasione, decido di comporre al pc un foglio di cartoncino in formato A4 con la foto di mio padre e la scritta con cui gli dedico questa mia gara nel centenario della sua nascita e nella gara che mi ha iniziato alle maratone nel lontano 1998.
Si tratta ora di decidere la tattica di gara. Ritenendomi sufficientemente esperto, decido di lasciare il cronometro a casa! Si, lo so, è un enorme rischio, ma lo accetto con sfida. Decido di partire per le tre ore consapevole di avere al massimo il 30% di possibilità di riuscita.
In partenza sono in zona A (Elite), la zona top degli amatori, con Tassarotti Luca, Pernici Massimiliano, Moccia Andrea e tantissimi altri atleti di spessore.
Parto cauto, senza cronometro meglio sbagliare per difetto piuttosto che per eccesso di velocità. Procedo regolarissimo ed al quinto km la prima botta di stupore: 21’12’’, 4’14’’/km, e la miseria, la media per le tre ore è 4’15’! Sono un orologio! Continua la gara e continua lo stupore, 42’37’’ il passaggio al decimo! La media si è assestata a 4’15’’/km. Al km 15 la media inizia a calare, passaggio in 1h04’35’’, la media è 4’18’’/km ed inizio leggermente a soffrire. Ipotizzare di terminare la gara a quella media è pura follia, quindi tiro i remi in barca e procedo più lento. Alla mezza passo in 1h32’24’, media 4’22’’/km, ancora in proiezione potrei fare 3h05’, ma faccio luce sul fatto già discusso che il tempo non è importante, quindi rallento ancora, me la voglio godere, all’arrivo, oltre alla soddisfazione per avere dedicato la gara a mio padre, ci sono ad attendermi moglie, le due figlie, fratello, nipote e sorella, ma che importa del tempo cronometrico! I tempi dei record personali, delle 2h42’, sono per ora, o forse per sempre, sospesi!
Sul percorso già ho incontrato Paolo Chessa, che mi ha fatto una foto spettacolare sul lungotevere. Un tempismo degno di lui; lo chiamo urlando, lui si attiva ed in un paio di secondi mi spara una foto che per me rimarrà storica! In un altro punto del percorso incontro Alberico Blasi, mio paesano di Amatrice (RI), quasi sessantenne che conobbe benissimo mio padre, ciò mi emoziona non poco!
Anche a Piazza Cavour, l’incontro con Sergio Iozzino rinnova questo sentimento; anche lui mio paesano e mio quasi coetaneo, anche lui che ricorda perfettamente mio padre per averlo vissuto con me quando ci frequentavamo da adolescenti in estate sulle montagne amatriciane!
La gara è ancora lunga, le forze vanno ben dosate, la maratona non regala nulla. Dal km 20 al 25°, la media scema inesorabilmente, ma l’evento degno di nota accade trenta metri dopo il passaggio sul tappetino del rilevamento chip della mezza maratona: una violenta contrattura posteriormente al ginocchio sinistro, all’esterno. Temo il peggio, la fitta si irradia su fino al gluteo, inizio a correre storto, condizionato, ed il risultato è che, dopo non più di 3 km, il polpaccio della gamba opposta, la destra, fa la stessa fine. Il problema è; sarà una contrattura o uno stiramento? Il dolore è enorme. Stringo i denti fino al ristoro successivo e per la prima volta, ma proprio la prima volta in vita mia, assumo sali minerali durante una maratona! Mai in vita mia (nelle 14 precedenti maratone) l’avevo fatto, la paura di problemi intestinali ha sempre prevalso, ma ora, alla luce del fatto che le contratture non mi invalidano completamente, quindi probabilmente sono dovute a carenza di sali minerali, del resto sto correndo una maratona senza adeguata preparazione, mi arrischio a prenderli.
Piano piano, molto lentamente, i problemi non passano ma migliorano lievemente. Al ristoro del km 30 mi fermo a fare stretching e, mentre saluto l’amica Robertina Ostini, scorgo sullo sfondo Roberto Minisini, amico da 15 anni con cui scambio spessissimo pareri inerenti la pratica podistica e mi confronto in gara. Purtroppo per lui non era giornata e s’è fermato, peccato, ma l’ha presa bene, ha centrato perfettamente lo spirito della maratona amatoriale, se va va, alltrimenti alla prossima! Nello stesso frangente c’è anche il tempo per due scatti che l’amico Millepiedi Massimo Di Ianne mi fa, uno di fronte ed uno alle spalle, per documentare la mia missione odierna.
Al km 35, scorgo il grande Ferdinando Colloca che fa il motivatore dei maratoneti col megafono, gli allargo il cinque e lui incredulo risponde battendomelo. Si sarà chiesto: “Ma questo chi è’?” Del resto con lui non ho mai parlato e nessuno me l’ha mai presentato, ma abbiamo parecchie amicizie in comune, prima tra tutte quella di Luca Tassarotti!
Correre col cartello spillato sulla schiena non mi imbarazza, la motivazione è molto forte e mi fa superare ogni imbarazzo. Spesso vengo superato e qualcuno mi rivolge frasi che mi spingono a proseguire, tipo: “E’ una cosa grande, quella che stai facendo”, “Pensiero bellissimo”, “Complimenti per il cartello!”. Ciò mi inorgoglisce e mi dà carica, anche il commento più bizzarro, tipo di quell’atleta che mi fa: “Ma nu lo vedi che cori tutto storto, … ho letto il tuo cartello, nun te pare che è un po’ presto pe’ annallo a trovà oggi?”. A dire il vero, quest’ultima battuta mi fa sorridere non poco!
Si ripassa per Piazza Venezia e si gira per Via del Corso. Alla fine c’è Piazza del Popolo, Via del Babuino, Piazza di Spagna, Fontana di Trevi e così via, la Roma vera, la Roma bella, la Roma che mio padre ha vissuto nell’immediato dopoguerra, quando risiedeva in Via della Croce, una traversa di Via del Corso! La gara volge al termine, sono impaziente di rivedere le mie bimbe, mia moglie, i miei fratelli. La fatica non la sento più, del resto sto andando ad andatura turistica. Vista la brezzolina che si è alzata neanche sudo più!
Di ritorno a Piazza Venezia, scorgo Christian Fois tra il pubblico, lo saluto e procedo verso Via del Teatro di Marcello, finalmente discesa! Arriva il 40esimo km, chiedo ad un concorrente il tempo di gara, non ho fatto a tempo a leggerlo sul crono ufficiale, bene, sono sotto le tre ore e mezza, neanche malaccio considerando il cospicuo numero di avversità che ho dovuto combattere!
La salita verso il Circo Massimo è ostica, e non è neanche l’ultima, Via dei Cerchi, curva e Via San Gregorio, poi l’ultima salita e finalmente la discesa, allietata dai miei familiari che mi fanno un tifo sfegatato. Tra tutti mi commuove mia figlia Anna che ha chiesto a mia moglie di comprarle una maglietta che le piaceva tanto, una maglietta con sopra la scritta: “I ‘cuoricino’ Papà”!” Il mio pensiero vola immediatamente al mio di papà, tanto amato/odiato in virtù del suo essere burbero e spesso anche violento nei confronti di noi, figli suoi.
Parto per la discesa finale, nel gruppo dei familiari mancava mio fratello e mio nipote, mi aspettano al 42esimo km, mi chiamano, mi fanno il tifo, rispondo contento e soddisfatto col braccio alzato, il cerchio s’è chiuso, l’onore è stato dato, il cuore è sereno, tutto è filato liscio, sicuramente anche con l’aiuto di mio padre, perché gestire una serie di sventure di questa portata sarebbe stato impossibile per un comune essere umano mortale!
Ci riuniamo tutti insieme al varco di uscita degli atleti e mostro a tutti i familiari le ‘ferite di guerra’, una estesissima vescica sul piede sinistro, forse causa della scoordinazione con cui ho praticamente corso metà gara!
Tutti contenti, ci allontaniamo da Piazza Venezia alla volta della zona anagrafe, vicino cui abbiamo le auto parcheggiate.
Un ringraziamento a tutti i miei familiari per aver allietato questa bellissima giornata di sport e non solo!
Saluto anche l’amico Massimo Lisitano, ingaggiato dall’Organizzazione per fare da pacemaker alle top atlete, lo potete vedere sulle riprese di La7 fino alla mezza maratona a chiudere il gruppo delle donne, in canotta gialla. Grazie a lui ho avuto la possibilità di entrare nell’albergo dei top runners, nella loro stanzetta adibita a sala conferenze/briefing. L’albergo era situato vicino a Via Gregorio VII, ma nella immensa hall sembrava di essere a Nairobi!
Ciao anche a Tito Tiberti, recentemente conosciuto tramite Facebook, enorme atleta a praticante Iyengar yoga, disciplina che ho praticato anche io per un piacevolissimo anno e che mia moglie ormai pratica da ben quattro!
Infine, un salutone a tutti i miei colleghi podisti con cui ormai da 15 anni condivido queste stupende sensazioni che solo la corsa può trasmettere, in particolare tutti quelli che domenica ho incrociato e che mi hanno fatto “le feste” rivedendomi ancora una volta alla partenza di una maratona dopo tantissimo tempo!